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LA FRUSTA E IL CORPO regia di Mario Bava

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Alpagueur     5½ / 10  17/01/2021 21:46:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film racchiude fondamentalmente tutto Mario Bava in poche parole. Ha tutti i suoi punti di forza a bizzeffe ed è classicamente minato da tutte le sue debolezze. Provo a spiegare brevemente la trama: un gruppo di persone dell'alta aristocrazia tipicamente incruente vive in un castello in riva al mare, in un non precisato paese europeo (Bulgaria?) e in un non precisato secolo (XIX°?). Kurt, un nobile sadico interpretato da Christopher Lee, avrebbe dovuto sposare la cognata, ma ha avuto una relazione con la figlia di una serva che si è uccisa per la disperazione di essere stata lasciata. Kurt torna alla casa padronale per rivendicare ciò che è suo, ma a quanto pare la donna che avrebbe dovuto sposare, Nevenka, vuole sposare qualcun altro (Cristiano, fratello di Kurt, a sua volta innamorato da sempre della cugina Katia). La donna è anche interessata al masochismo (le piace essere frustata), il che aiuta, perché Kurt è un sadico. Una notte Kurt viene ucciso (non dico da chi) e poi il suo spirito torna a perseguitare la donna che avrebbe dovuto sposare. E questa è solo per la prima mezz'ora circa. La storia è tipicamente ingarbugliata e farraginosa. Bava non è mai riuscito a raccontare una storia molto bene. Si è fatto le ossa come direttore della fotografia, e si vede qui e nella maggior parte degli altri film che ha realizzato ("I tre volti della paura", "Ercole al centro della terra", "Sei donne per l'assassino", "Operazione paura" etc.). Aveva un vero talento per le immagini e l'atmosfera sorprendenti, ma non aveva idea di come raccontare una storia con queste cose. Non voglio essere frainteso...questo film ha molto da offrire. Christopher Lee ci da un'eccellente interpretazione in un ruolo molto insolito nei panni di Kurt. Bava mette sempre in mostra un sontuoso buffet per gli occhi con il suo obiettivo fotografico. Usa anche il colore e probabilmente molto meglio di qualsiasi regista a cui riesco a pensare in questo momento. Ogni scena per lui è un'opera d'arte e affrontata con questo in mente. I set gotici, i costumi d'epoca (Anna Maria Palleri) e la colonna sonora (Carlo Rustichelli, un habitué di Mario) sono tutti di prim'ordine. Tutti gli attori fanno un lavoro dignitoso. Lee è molto bravo. Daliah Lavi nei panni di colei che deve essere frustata, è bella e accettabile. A seguire Luciano Pigozzi, fa la sua parte anche lui (più con gli sguardi che col talento). Ma il difetto principale e più evidente del film per me, e quello che ha davvero ridotto il mio godimento di questo film, è stato il ritmo incredibilmente lento anche per Bava. Sembra passare un'eternità prima che succeda qualcosa, e quando succede, non succede molto. Il film è strano nell'argomento e volutamente vago in gran parte della trama. Alla fine il grosso è chiarito, ma è una lunga strada per una piccola resa dei conti. Verso la fine ho perso totalmente interesse. Non mi importa lo stile sulla sostanza, ma qui la trama continua a mettersi in mezzo. A quanto ho capito Gastaldi, lo sceneggiatore, ricevette una stampa italiana del famoso racconto di E.A. Poe "Il pozzo e il pendolo" (1842) dai produttori, i quali gli chiesero di leggerla e di realizzare un film simile a quello dell'omonimo diretto da Roger Corman due anni prima (1961). Bene, non c'è assolutamente niente del racconto di Poe in questo film (niente inquisizione spagnola, niente cella delle torture, niente). C'è solo un po' di "Metzengerstein" (i cavalli, il castello lambito dalle acque, le fiamme protagoniste alla fine) e de "La caduta di casa Usher" (il vecchio despota, la luce rarefatta)...Gastaldi aggiunge quindi il frustino e la schiena nuda della donna (sua vittima preferita), che sarà ripreso 5 anni dopo da Louis Malle nell'episodio centrale di "Tre passi nel delirio" (William Wilson), quando Wilson (Alain Delon) frusta la schiena nuda di Giuseppina (Brigitte Bardot), umiliandola davanti ai suoi commilitoni. Bello, ma impossibile da seguire.