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IL MESTIERE DELLE ARMI regia di Ermanno Olmi

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kafka62     7½ / 10  27/04/2018 10:48:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Storicamente attendibile e filologicamente preciso come un film di Rossellini o di Paolo Benvenuti, radicalmente avanguardistico come un film di Straub-Huillet, preziosamente classico nella composizione delle inquadrature come un film di Dreyer o di Bresson. "Il mestiere delle armi" di Ermanno Olmi è un'opera difficile e affascinante. Difficile perché il personaggio di Giovanni dalle Bande Nere è raccontato in una chiave nient'affatto epica e spettacolare, senza i combattimenti e gli eroismi che ci si sarebbe potuti attendere, persino senza che la sua figura assuma una preponderanza narrativa in confronto agli altri personaggi (e anche questi, si tratti del duca di Mantova o di Pietro Aretino sono molto più prosaici rispetto a quelli che gli affreschi del Mantegna e le leggende rinascimentali ci hanno tramandato). Affascinante perché questo punto di vista "basso", il quale privilegia il non detto, il quotidiano, il domestico (che è un po' il procedimento che Tarkovskij aveva utilizzato per il suo "Andrej Roublev", anche se in un'ottica ben più simbolica e allegorica), costringe lo spettatore a riempire i vuoti e a rimodellare in maniera autonoma e costruttiva la figura del protagonista attraverso i pochi sprazzi onirici, gli ostici flashback, i suoi sporadici e apparentemente contraddittori gesti (il bisogno di calore umano nella tenda da parte di un uomo orgoglioso e solitario, lo sdegno con cui lui, dipinto sia dai nemici che dagli alleati come un ostinato peccatore, impedisce alla soldataglia di bruciare l'enorme crocifisso in legno, le lacrime che gli scorrono al ricordo del figlio dopo che ha resistito stoicamente al dolore dell'amputazione).
La cornice figurativa che racchiude questa visione profondamente pessimistica della Storia e del progresso è estremamente raffinata ed elaborata, con immagini prevalentemente invernali, notturne, nebbiose e inquadrature che si integrano a meraviglia tanto con le lance, le corazze e le armature degli eserciti quanto con i sontuosi interni affrescati delle corti. "Il mestiere delle armi" è un film che ha riportato clamorosamente alla ribalta un regista che si riteneva non avesse più nulla da esprimere e che, nella sua anacronistica bellezza e nella sua rarefatta emotività, è un'opera d'arte tra le più limpide e ispirate viste negli ultimi anni.