elio91 8½ / 10 25/07/2013 22:00:29 » Rispondi Se "Il tempo ritrovato" è la parte finale della Recherche, concentrando tutti i temi dell'opera e dandole senso, è pur vero che farne una trasposizione è di certo un operazione complessa. Il cileno Raoul Ruiz lo ha fatto approcciandosi al lavoro proustiano con una consapevolezza, una grazia e un talento unico che gratifica in pieno lo spirito dell'opera originale. Vederlo dopo aver finito la Recherche è un'esperienza quasi mistica, altre parole non saprei trovarle. Ci si ritrova immersi in un mondo che conosciamo a menadito, con personaggi che abbiamo conosciuto insieme al Narratore e in salotti dove tutto è ipocrisia, attenzione al dettaglio, snobismo. E' un film grandissimo, l'unica trasposizione de "Alla ricerca del tempo perduto" che vale la pena visionare e godersi ma, attenzione: il discorso che porta avanti Ruiz con le solite pennellate visionarie e surrealiste, è un dialogo con lo spettatore che conosce già l'universo Recherche, sa cosa aspettarsi, sa cosa vedrà e conosce la storia. Altrimenti si rischia di restare del tutto esclusi da un mondo che è impossibile portare sul grande schermo, a mio parere, in un film di due ore e mezza senza confondere lo spettatore ignorante della Recherche. Al contrario, chi la conosce capirà immediatamente che l'autore cileno ha colto in pieno lo spirito dell'enorme romanzo e ci ha fatto un regalo. Ruiz fa una trasposizione dell'ultimo volume molto fedele e precisa, ha delle digressioni anche in episodi dei volumi precedenti e si prende qualche piccola libertà necessaria ma è cinema vivo, palpitante, inventivo in continuazione. Malkovich immenso, Mazzarella grandioso. Musiche che ti rapiscono. Questo è ad oggi e credo per molto, molto, molto tempo ancora il film definitivo sulla Recherche. Sarebbe ancora più alto il voto ma appunto perché è un film per pochi e consapevoli non lo darò. E se siete ammiratori proustiani e non lo avete ancora visto... COSA STATE ASPETTANDO?