Nova 6 / 10 25/01/2016 16:55:56 » Rispondi Non ho mai capito che cosa spinga un figlio d'arte a seguire le stesse identiche orme del padre. Certamente il percorso è già stato battuto e quindi il raggiungimento del successo può sembrare facilitato, ma a mio avviso il rischio che si corre davanti agli occhi di tutti è troppo grande: la mancanza di originalità, la mera imitazione, la semplice copia. Ed è questo il caso di Goro Miyazaki. Certo essere il figlio di Hayao non è facile, ma allora perché cercare di raggiungere lo stesso identico stile paterno? Perché non cercare uno stile proprio? Un modo per distinguersi? Questi sono i quesiti che mi son posta guardando La collina dei papaveri, un prodotto che esteticamente è molto ben fatto - disegni curati, colori molto belli, paesaggi poetici – in puro stile (per l'appunto) Ghibli, ma dal punto di vista semantico vuoto: i personaggi di Umi e Shun avrebbero potuto essere sviluppati meglio, così come le loro vicende familiari. Non nego che in alcuni punti la noia ha preso il soppravvento. La conclusione della vicenda, inoltre, mi è sembrata davvero troppo banale e sbrigativa. Con questo non voglio dire che La collina dei papaveri sia un brutto film, ma sicuramente poteva essere realizzato molto meglio, e soprattutto, ripeto, con un maggiore contributo originale da parte di Gorō. Chi si aspetta, guardando questo film, di trovarsi di fronte ad una trama avvincente e sognante come quella degli altri film Ghibli rimarrà fortemente deluso.