caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

COMPAGNI DI SCUOLA regia di Carlo Verdone

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Godbluff2     8½ / 10  25/11/2022 18:17:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Compagni di scuola" è un film cinico, spietato, spesso decisamente cattivo e privo di facili consolazioni; è il film più bello di Carlo Verdone, un piccolo capolavoro corale di Commedia all'Italiana, erede di sangue di quelle commedie dell'epoca d'oro del nostro cinema, che costringevano lo spettatore a ridere, anche di gusto, dei peggiori aspetti dell'essere umano nelle sue varie sfumature, personali o collettive, egli stesso compreso, lo spettatore; risate amare, risate caustiche, al vetriolo, corrosive. E che alle risate sapeva anche rinunciare, proprio come sa fare il Verdone di "Compagni di scuola".
"Compagni di scuola" infatti è anche un film molto divertente, soprattutto all'inizio, lasciando poi scemare quell'umorismo sadico che sfuma sempre di più nell'amarezza malinconica della parte finale; fa ridere, ma sono risate crudeli, immancabilmente.
Tutta la parte di Fabris, ad esempio, un branco di leoni falliti e spietati che sbranano il più debole del branco, fa ridere tantissimo e fa ridere anche chi è o è stato un Fabris, fa ridere chiunque, e chiunque ridendo di questo è uno strònzo; il film è scritto per far ridere facendoti giustamente sentire un verme, dote meravigliosa che solo le grandi penne della Commedia italiana possedevano e non a caso proprio due di queste (De Bernardi e Benvenuti qui al loro miglior risultato della collaborazione con Carlo Verdone) sono tra i co-autori della sceneggiatura.
Verdone non si risparmia dosi di cattivissimo umorismo nero, di ritratti umani pavidi, ipocriti fino alla nausea, falsi, arroganti, falliti, crudeli, insensibili; non sono tutti così, nel computo finale appaiono anche persone "normali", persone realmente "civili", con i loro problemi e i loro drammi personali ma senza essere per questo dei vermi di diversa tipologia; la maggior parte di loro, però, è un ritratto di "non-umanità" abbastanza desolante.
Partendo dalla base narrativa ispiratagli da "Il Grande Freddo" di Kasdan (guarda caso, anche quel gioiello di film è il migliore realizzato dal regista americano) Verdone modifica il tipo di sguardo, concentrandosi meno sul discorso generazionale e optando invece per uno sguardo più generale portato avanti nel pieno rispetto del "marchio commedia" del cinema italiano e nello stile Verdone che, pur raggiungendo qui nuove e diverse soluzioni espressive, è e resta comunque ormai codificato e immediatamente riconoscibile.
In uno sviluppo narrativo sempre più desolante e malinconico, Verdone sparge qualche luce più ottimistica, soprattutto con i personaggi di Luca e Valeria, ovvero quelli che partono fin dall'inizio esplicitamente in conflitto tra loro e che nel corso della serata giungeranno invece ad una riconciliazione, mentre le vite di altri personaggi vanno-o si rivelano già essere-in pezzi.
L'ottima regia di Verdone, molto ispirato, lo rende anche il suo film più bello "da vedere" formalmente parlando, senza contare che come direttore di attori, come "direttore d'orchestra" sul set, un ruolo nel quale l'ho sempre considerato molto capace, qui raggiunge il suo zenit; sono tutti funzionali, sono tutti convincenti, tutti nel ruolo giusto, attori professionisti o meno che siano.
Oltre a Verdone stesso, il ripugnante Massimo Ghini, la spontanea crudeltà coatta della scoperta verdoniana Angelo Bernabucci, la presenza di due terzi del gruppo comico dei Giancattivi (all'epoca credo già sciolti) ovvero Athina Cenci e Alessandro Benvenuti, impegnato in coppia con Maurizio Ferrini nei ruoli più colmi di humor nero del film (il terzo membro storico, Nuti, invece si era affermato come un altro dei nomi più interessanti della nuova generazione di autori di commedia italiana), l'indimenticabile Postiglione di Luigi Petrucci, un bravissimo Piero Natoli, qualche volto ricorrente in precedenti film di Verdone (Eleonora Giorgi, Isa Gallinelli, Natasha Hovey), un Christian De Sica che più che mai diretto dal cognato svela come sia un attore niente affatto privo di talento, solo bravissimo a buttarlo al cèsso e scaricare, e così via.
Una direzione corale molto efficace, una cura formale più matura rispetto al passato, una bella fotografia di Danilo Desideri, una sceneggiatura brillante e ispirata, che regala tanti momenti memorabili, tanta amarezza, una disillusione e una crudezza fino ad allora inediti, per come sono espressi in questo film, in Verdone. Bello e coraggioso, fino in fondo.
Naturalmente, un plauso alla scelta delle canzoni che fanno da sottofondo ai vari momenti del film; come sempre Verdone si dimostra un intenditore nel campo della musica "rock" e "pop", soprattutto se si tratta di anni '60 e '70 (ma non solo) e qui sentiamo risuonare le note di campionissimi come Steely Dan, Creedence Clearwater Revival, i Bee Gees delle perle pop degli anni '60, I Procol Harum, ma anche i Troggs oltre agli Archies di "Sugar Sugar", in questo caso un inganno vero e proprio, una canzone pop zuccherosissima e dai toni solari che apre il film e che sembra una beffa, col senno di poi, per come si evolveranno le cose. A mio avviso una scelta non casuale e ben ponderata, con Verdone che sceglie attentamente e bene le canzoni pop da inserire nei suoi film (in questo senso, me lo vedo come un Martin Scorsese italiano, per dirne una).
"Compagni di scuola" è lo zenit artistico di Verdone e, a mio gusto, della commedia italiana che, all'epoca, era quella "di nuova generazione" e rappresenta al massimo quel Verdone che, ricco di idee e ispirazione, continuerà a girare quasi sempre bei film fino a metà anni '90 circa.
Film bello bello bello.