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PROJECT NIM regia di James Marsh

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  22/10/2013 11:54:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nato in Oklahoma nel 1973 lo scimpanzè Nim fu al centro di un ambizioso progetto. Strappato alla madre poco più che neonato venne accolto da una famiglia newyorkese - che probabilmente oggi definiremmo radical chic- per essere allevato ed educato come un comunissimo bambino, con la prospettiva di imparare a comunicare attraverso il linguaggio dei segni.
Agli sbalorditivi risultati conseguiti fece da contraltare l'inevitabile lato selvaggio sfociante in frequenti comportamenti violenti, situazione che indusse chi di dovere ad abbandonare l'esperimento. Da questo punto in avanti per Nim cominciò l'allucinante girovagare tra vari "centri d'accoglienza" fino a passare addirittura un periodo come cavia da laboratorio.
Un tremendo shock per il primate, abituato a vivere secondo certi ritmi con gli umani, educato da questi e ora gettato come nauseabondo rifiuto in un mondo senza più privilegi ed assolutamente ignoto.
Il documentario di James Marsh ha il semplice ed encomiabile intento di porre l'accento su una vecchia storia; ovvero l'arroganza nei confronti della natura, sulla prepotenza messa in campo dall'uomo ogni qualvolta decida di servirsi del mondo circostante per i propri scopi. Odioso atteggiamento prevaricatore qui reso ancor più detestabile dall'intelligenza dell'animale, in grado di provare una vasta gamma di emozioni espresse in modo molto simile a quello umano.
Tramite materiali d'archivio come filmati e fotografie, ed interviste con coloro che interagirono col peloso protagonista (spesso affezionandosi), si dipana una storia che tocca sempre le corde giuste, in grado di far sorridere e molto più spesso commuovere o indignare senza comunque demonizzare in modo feroce chi determinò (in primis lo scienziato Herbert Terrace) il vissuto dello scimpanzè. Le colpe sono evidenti, messe in luce dalle stesse parole degli intervistati, Marsh quindi evita sermoni punitivi limitandosi a riferire i fatti senza dover ingigantire la portata dei soprusi.