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HUGO CABRET regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     9½ / 10  19/02/2012 03:37:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo essermi goduto con lo spirito di un ragazzino questa delizia firmata da un Martin Scorsese in stato di grazia, la mente non ha potuto non rilevare una curiosa coincidenza: quest'anno la settima arte celebra le proprie origini con due magnifici prodotti perfettamente speculari in tutto e per tutto tra di loro, "The Artist" e questo "Hugo Cabret". Il primo è l'opera terza di un giovane e talentuoso regista francese innamorato degli Stati Uniti, il secondo è l'ultimo di una lunga serie di film firmati da un anziano e talentuosissimo regista statunitense innamorato dell'Europa, e in particolare della Francia e dell'Italia. Il primo celebra il cinema degli studios statunitensi agli esordi; il secondo celebra il cinema artigianale francese dei fratelli Lumière e soprattutto di Georges Méliès. Il primo ricorre al bianco e nero e al muto per narrare della più grande innovazione tecnologica nella produzione cinematografica: l'introduzione del sonoro; il secondo usa (in modo davvero splendido) l'ultima innovazione tecnologica (il 3D digitale) per narrare il cinema degli esordi che colorava a mano, fotogramma per fotogramma, la pellicola girata per rendere il sogno più realistico. Il primo è girato "artigianalmente" per narrare la storia di un'industria, il secondo viene dalla grande produzione (comunque indipendente: tra i finanziatori del progetto c'è anche Johnny Depp) e narra la storia di uno (o al più due, anzi tre) artigiani.

Chi ha avuto la fortuna di vedere il "Viaggio nel cinema italiano" di Scorsese (al momento ne è disponibile una stupenda versione francese in DVD editata dall'emittente culturale arte), avrà ben capito quale approccio ha avuto il Maestro nell'innamorarsi della settima arte e del perché è voluto passare dietro la macchina da presa. Soprattutto ne conosce le pulsioni emotive, cosa lo ha emozionato di più. Bene, tutto questo viene riversato in "Hugo Cabret" senza moderazione alcuna, con l'animo del bambino affascinato irrimediabilmente dall'avventura del cinema come suprema arte della rappresentazione dei sogni.

I riferimenti -espliciti e meno espliciti- al cinema degli esordi sono evidentissimi: dall'automa che ricorda "Metropolis" agli sketch con Buster Keaton, per finire alla citatissima scena del treno che oggi ci avvince e ci fa sobbalzare sulle poltrone delle nostre sale grazie al 3D esattamente come accadde nel lontano 1895 quando dietro al primo proiettore c'erano proprio i fratelli Lumière. Ma interessante è anche la contrapposizione (adulta) cinema vs. lettura che ci viene rappresentata, mentre i bambini assimilano senza troppi problemi entrambe le espressioni artistiche, fondendole anzi tra loro! E meritorio è il riferimento a tutta la produzione saggistica dei primi anni '10 e '20 dello scorso secolo dove venne codificata criticamente ogni tecnica di ripresa e di montaggio.

Strepitosa la carrellata iniziale che ricorda (o forse cita proprio?) quella di apertura di "Sweeney Todd" di Tim Burton (là c'era una Londra ricostruita minuziosamente dal maceratese Dante Ferretti, qua una Parigi ricostruita altrettanto minuziosamente dallo stesso Ferretti col concorso della moglie, Francesca Lo Schiavo), ma in generale stupisce con quanta voglia di sperimentare Scorsese abbia utilizzato questa tecnica: dopo "Avatar" (ho letto da qualche parte che Scorsese avrebbe chiesto "lumi" proprio a Peter Jackson per girare questo film, non so se la notizia è vera) e "Pina 3D", anche questa pellicola dimostra cosa significa usare in modo creativo una tecnica altrimenti relegata all'effettaccio da horror o all'intrattenimento animato.

Altra nota di merito per il sonoro, davvero pregevole e avvolgente con le musiche di un certo Howard Shore e l'inserzione nel finale delle più note e struggenti "Gnossiennes" di Eric Satie (vere e proprie ciliegine su una torta già super succulenta di suo).

Lo script è volutamente infantile e segue quasi pedissequamente i canoni della favola realistica, con personaggi fortemente caratterizzati, intrecci avvincenti, colpi di scena e siparietti divertenti. Attori divertiti e in stato di grazia (Sacha Baron Cohen meraviglioso, ma che dire di Christopher Lee, di Ben Kingsley, di Helen McCroy e dei due ragazzi protagonisti?), il cane Maximilian semplicemente detestabile (altro aspetto speculare con "The Artist" dove, invece, c'era il cane più simpatico della storia del cinema!). Se proprio devo trovare dei difetti a questo film posso dire di aver rilevato alcune lungaggini sulla sceneggiatura, forse dovute all'urgenza di Scorsese di mostrare tutto il suo talento nell'uso del 3D e dei suoi proverbiali movimenti di camera (al limite del virtuosismo la fotografia di Robert Richardson), e qualche stereotipizzazione di troppo, che comunque "ci sta" in un prodotto del genere.

Se l'avvento del sonoro ha caratterizzato la trasformazione più radicale del modo di far cinema nel secolo scorso, così l'abbandono via via sempre più definitivo della "camera fissa" ha rivoluzionato il nostro modo di far cinema e quindi di raccontare storie più o meno fantastiche: Scorsese ci dimostra proprio cosa vuol dire quest'ultima innovazione...

Sarebbe bello se l'Oscar se lo beccassero entrambi i protagonisti di queste amarcord niente affatto didascaliche o scontate: quando spettacolo e intelligenza sanno unirsi, il risultato è comunque il divertimento del pubblico. Senza disconnettere mai cervello e cuore, però.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  19/02/2012 03:46:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
P.S.: Vi siete accorti che Martin Scorsese appare in una brevissima sequenza?

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elio91  19/02/2012 10:14:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, cameo molto carino!
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  19/02/2012 18:18:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Rispondo alla tua osservazione sul 3D: questo film NON FUNZIONA in 2D. Del resto, come x Pina 3D, è un prodotto concepito in 3D "nativo" e così va visto.