eclissisilente 6½ / 10 07/02/2012 02:18:48 » Rispondi Un film carente sotto diversi punti di vista, che tenta di reggersi in piedi su una sceneggiatura tutt'altro che solida puntando tutto sull'estetica e i manierismi, due cose in cui eccelle un maestro della regia quale è sicuramente Martin Scorsese.
Una sorta di documentario-tributo a George Méliès, uno dei padri del cinema, genio visionario, pioniere del montaggio e degli effetti speciali. Le 11 nomination all'Oscar potrebbero avere una valenza se interpretate come omaggio a Méliès, a 110 anni da Viaggio nella Luna: letto sotto questa chiave, il film potrebbe fare incetta di premi, se non altro per un fatto simbolico.
A dire il vero, non si capisce se il Mac Guffin nel film sia Hugo Cabret o l'automa. Mirabili alcune trovate: vedere il celebre quadro del razzo che si schianta nell'occhio della Luna, a colori e in 3D, è un'emozione non da poco per gli appassionati di cinema (c'è poco da essere ipocriti). Peccato che l'efetto 3D non sia molto curato nella luminosità.
Si prova qualche brivido, di tanto in tanto, ripercorrendo la storia di George Méliès (almeno per me così è stato). Il film è pieno zeppo di citazioni e celebrazioni, per questo non si capisce a quale tipo di pubblico sia rivolto e quale sia l'intento che si pone: una serie di fotogrammi del cinema d'epoca compaiono di tanto in tanto sullo schermo (Buster Keaton, Chaplin, ecc.) e l'automa scrittore di Jacquet-Droz viene inserito per qualche inspiegabile motivo in questo inspido mélange. Ecco, più che di Méliès bisognerebbe parlare di uno strano e più o meno riuscito mélange. Un bel colpo di scena sarebbe stato, nella scena di flashback nel flashback (anche quella un omaggio al noto Caligari) se Hugo Cabret avesse scoperto davvero...
... di essere un automa. Il film avrebbe preso una piega diversa, meno noiosa e affascinante, e la figura di George Méliès poteva essere calata in una dimensione più fantastica ed onirica, alla Terry Gilliam per intenderci.
Al termine di film un pò noioso, lineare, già visto, anticipato e scontato, l'immancabile sermone, roba da far cadere le braccia. Un bel colpo di scena finale sarebbe stato, sempre nell'ambito delle citazioni (il tableau extra-diegetico di The Great Train Robbery, quando il pistolero punta la pistola e fa fuoco verso la camera da presa), se...
... l'automa avesse spalancato la bocca all'improvviso e con un verso sovraumano avesse spaventato gli spettatori. E' una *******ta, lo so, ma ci poteva stare come adattamento moderno a quello che un tempo era il treno dei Lumière che sembrava fuoriuscire dallo schermo. : )
Belli i costumi, la fotografia, la scenografia, la regia. Pessima la sceneggiatura e, come si sa, i buoni film si reggono su quella. Cogliamo qualcosa di buono in questo strano viaggio nel cinema degli albori, tra le atmofere di una Parigi di fine anni '20, e affibbiamo alla maestria di Martin Scorsese un "più che sufficiente".
Il personaggio di Hugo Cabret non rimarrà impresso nella vostra mente più di quello di Sacha Baron Cohen, potete scommetterci.
Curiosità: il film è prodotto per qualche inspiegabile motivo da Johnny Depp.