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HUGO CABRET regia di Martin Scorsese

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  06/02/2012 19:01:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Liberamente aperti dibattiti e processi per i molti mesi a venire. E' facile dire che il film è visivamente un capolavoro di stupore visivo e tecnico, altrettanto ammettere che oltre a questo parecchi conti non tornano. Credo che Roberto Curti ("Blow Up" n. 165) abbia visto giusto: io stesso non ho potuto fare a meno di provare tutta l'irritazione davanti a quegli spettatori ammaliati dal 3-d (un salvagente per il pubblico di massa?). Perchè gli spettatori sono gli stessi che restano ammaliati da un circo - cfr. che non c'è ma è un'ASSENZA costante - che non sognano certo come me i soldatini di legno o i carillon ma la play station, che non sanno niente di Melies nè hanno alcuna intenzione di informarsi in merìto, perchè tutto è una favola e l'invenzione di un Sogno altrettanto. Un sogno che perdura fino ai giorni nostri, alla faccia dei 170 milioni di dollari per la realizzazione. La forza Dickensiana della vicenda (sempre sfruttatissimo al cinema ma mai come meriterebbe) della storia è solo un'espediente. In pratica Scorsese ci illumina sui Pionieri del Cinema ed è come se la storia fosse imbastita per il pubblico di Resident Evil non per noi che fortunatamente abbiamo visto qualche film "salvato" di Melies. Lo stupore è scardinato senza effetto (beh insomma) salvo nella sequenza dei fogli svolazzanti dall'armadio, dove Scorsese si maschera da Tim Burton. Per un film che sembra un'affresco à la Gilliam prodotto da Spielberg e sceneggiato da Zemeckis, niente male. Dunque Melies è un alibi, e lo sono anche i Lumiere Harold Lloyd Mack Sennett o il Judex di Feuillade. Non so perchè Scorsese ha voluto che ci fossi anch'io (...). E così imbastisce una storia classica per ragazzi in un bellissimo esercizio di marketing che tiene insieme sembra gli orfani di Harry Potter e i redivivi ammiratori di Metropolis.
Pertanto il perno del film è l'Automa, perfetto concentrato post-moderno di quel Sogno che guarda avanti e sa di poter poggiare su una nostalgia formidabile per un Passato che nessuno vuole piu' ritrovare (a parte quello sparuto numero di intenditori).
Siamo di fronte a uno dei più eccentrici e geniali film mai realizzati in questi anni, ma è l'operazione che lascia tante troppe perplessità. I tic esibiti dei personaggi minori - cfr. la gamba meccanica di Sacha Cohen, il cagnolino che morde il vecchio spasimante, lo sguardo luciferino di Christopher Lee che invita a "leggere libri" (e sembra suo malgrado proprio lo zio Cattivo di David Copperfield) sono abili clichè come lo strumento che viene fatto del 3-d o della Magia del Cinema quando il treno alla stazione passava sopra le nostre teste senza gli occhialini (ora lo sappiamo?!). E l'immagine della luna accecata di Melies è magnifica nel suo manierismo, ma resta un retaggio, anche se in sottofondo si fa apprezzare un brano di Erik Satie.
Il film gioca fra l'altro con una serie di straordinarie illusioni: l'essere Didattico verso quel mondo perduto e sapere che non c'è da insegnare niente a nessuno, perchè nessuno lo "vede".
E' un vero e proprio sogno che durerà a lungo nei nostri occhi: peccato che non riesca a dare grandi segnali... di vita