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ASPARAGUS regia di Suzan Pitt

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Ciumi     9 / 10  27/10/2011 18:21:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è una depressione immensa in mezzo a questo ininterrotto fantasticare, pensieri ricorrenti di forme falliche ci confessano solitudine, colori vagamente di fiaba ci parlano di una situazione casalinga, di stordimento continuo, di minute quotidianità come le sono le prime azioni del cortometraggio: il non vedersi allo specchio, o il defecare quei pensieri di poco prima, o il guardare fuori dalla finestra, scorrere strani boschi giganteschi.
E' il prepararsi di una donna prima di uscire la sera, senza aspettare o andare a incontrare nessuno, in un'atmosfera subacquea, tra oggetti quasi di corallo, e se tanti e vari dove lo sguardo finisce per fissarne uno, imbambolarvi, inoltrarvi e rimpicciolirsi dentro. Sono i tragitti attraverso la città in cui i sogni s'interrompono come in apnea, è il teatro fantasmagorico dove l'universo borderline si libera ancora, tra la folla degli altri che sono dipinti diversamente. Il volto spersonalizzato attraverso il finestrino di un tassì, i pensieri erotici tornata a casa, la verdura che diventa membro, una cascata di pillole dalla bocca o di altre cose.
Originale, intimo e femminile, quello della Pitt è un surrealismo che si avvicina a quello della Deren. Una prigione privata di sogni confusi, di oggetti alcuni riposti e altri che aleggiano, di forme o definite o ridotte a sole idee, linee e luci variopinte che ci descrivono grigiore; un'abbondanza di dettagli ci parla di assenza, d'incapacità di concentrazione, di un desiderio represso di espressione, del sesso interiorizzato di una donna.