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LITTLE DEATHS regia di Sean Hogan, Andrew Parkinson, Simon Rumley

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alexhorror     4½ / 10  13/03/2012 23:19:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Little Deaths" è un progetto inglese che raccoglie tre brevi racconti horror accomunati dalle tematiche di morte & sesso. Il primo episodio, intitolato House And Home (di Sean Hogan), ci presenta una coppia coniugale ricca ed annoiata che, per riaccendere la fiamma e l'appetito, invita a cena estranei indigenti e bisognosi sui quali sfogare le loro peggiori perversioni. La loro ultima ospite però, una giovane senzatetto, porta con sé un'abominevole sorpresa. Aprire la trilogia con un frammento così insipido e sgangherato non è certo un buon viatico per il seguito, di House And Home ci ricorderemo, forse, solo un po' di nudità gratuita e senza velleità artistiche. Segue Mutant Tool (di Andrew Parkinson), il momento più cronenberghiano ed astratto ma anche quello più pretenzioso e scadente. Nel buio pesto di una fotografia autolesionista, la giovane ex tossica Jen riceve dal proprio dottore un inquietante farmaco senza nome che, una volta assunto, la collega in qualche modo a un misterioso prigioniero, chiave di un oscuro progetto per realizzare una sostanza stupefacente "miracolosa".Contorto da spiegare, contorto da seguire. E, nonostante l'apprezzabile deviazione dallo schemino "sesso e botte", completamente malriuscito. A chiudere il trittico di "piccole morti" (l'espressione, che in francese si utilizza per indicare l'orgasmo, ribadisce l'accostamento tra sesso e morte perpetrato dai tre registi) giunge Bitch, diretto da Simon Rumley. Un'altra coppietta disfunzionale, questa volta minata dalle manie dominatrici di lei, mistress sfacciata e fedifraga. Lui, umiliato e denigrato, cerca la riscossa puntando sull'unica debolezza della partner: un'incontrollabile e devastante fobia nei confronti dei cani. Non che Bitch sia un capolavoro, ma se avrete la stoica resistenza di non interrompere anzitempo la visione vi troverete di fronte al meno peggiore dei tre segmenti.
Con una sequenza finale incisiva e affascinante (soprattutto grazie ad un ottimo utilizzo della musica), Bitch vince in maniera risicatissima in questa guerra fra poveri. In un progetto completamente inutile, spesso volgare, mai pauroso.