Alpagueur 10 / 10 13/09/2021 18:31:08 » Rispondi Già dal modo in cui è stata girata la sequenza pre-credit, dall'introduzione di Jean-Paul Belmondo e dalla super colonna sonora (Michel Colombier), è chiaro che sarà divertente. Ci sono uno o due elementi inverosimili, ma a chi importa, quando l'intrattenimento è così buono? Veniamo travolti fin dall'inizio con un prelievo di contanti di cui veniamo a conoscenza in seguito e prima di poter essere certi che sia in corso una rapina ci sono già una mezza dozzina di persone uccise. Belmondo brilla (stessa cosa per il suo antagonista, Bruno Cremer). È supportato abilmente a tutto tondo e anche se non c'è partecipazione femminile le cose non si fermano mai. C'è anche tempo per un po' di umorismo e sì, quella colonna sonora è azzeccata. Lavoro eccellente.
A molti sembrerà troppo ambigua la figura del giustiziere...difatti alla fine di lui non si conoscerà nemmeno il vero nome (sia Roger Pilard che Johnny Lafont sono nomi di copertura), solo che si era comprato un'isola deserta (così almeno dice a Costa Valdez quando costui gli domanda cosa ci facesse un cacciatore di taglie con quello che guadagnava) e il suo motto "dopo il caffè, l'ammazzacaffè e il sigaro" (Café, pousse-café, cigare!). Anche sui suoi trascorsi ci sono parecchi dubbi...all'inizio dall'ispettore Doumecq verrà presentato come un ex cacciatore di belve feroci disposto a mettersi al soldo della polizia e dei servizi segreti francesi come agente segreto, ma durante il film diverse sequenze dimostrano come fosse decisamente qualcosa di più di un novello mercenario (per es. era abilissimo nel maneggio delle armi da fuoco, non solo da caccia grossa, e dei gas esilaranti), che avesse insomma molte più risorse. A me invece questo alone di mistero che lo circonda è piaciuto molto. E' stata una trovata geniale del regista/sceneggiatore (Philippe Labro). Anche sul suo nemico c'è un certo alone di mistero (ma in tono minore)...sappiamo solo che si chiamava Gilbert, di mestiere faceva lo steward ed era solito apostrofare il collaboratore di turno nelle rapine col termine "bello". E veniamo ai titoli delle diverse versioni: nella versione italiana Belmondo è chiamato (come dice il titolo) "lo sparviero" e Cremer "la iena" e credo che questo sia il titolo più intrigrante (lo sparviero è un rapace predatore), nella versione francese Belmondo è chiamato "l'alpagueur" (colui che incastra qualcuno, che lo afferra dall'ombra) e Cremer "l'epervier" (lo sparviero), nella versione inglese "The hunter will get you" Belmondo è chiamato invece "il cacciatore" e Cremer "la bestia", nella versione tedesca Belmondo è invece "Der greifer" (sbirraglia). Nel corso delle varie scorribande Belmondo userà una Smith & Wesson model 14 cal. 38 special e una Colt M1911 cal. 45 ACP, Cremer una MAB Model D Type I cal. .32 ACP e una Walther P38 cal. 9x19mm (silenziata) e Patrick Fierry (Costa Valdez) una Walther PP cal. 32 ACP. Per altri dettagli, per es. i fucili e tutte le diverse situazioni che li vedono coinvolti consultare la voce "Hunter Will Get You" sull'Internet Movie Firearms Database (imfdb), un sito dove vengono fotografate tutte le armi utilizzate nei film. Memorabili la scena della rincorsa all'autocisterna e quella dello scambio di sguardi prima del 'duello' finale sull'aereo: "à la votre santé monsieur", "at la tienne, coco..." in lingua originale..."Mi chiamo Gilbert...e lei? E' un pezzo che faccio questo mestiere...alla sua salute signore", "alla tua, bello..." doppiato in italiano... e si, preferisco decisamente il doppiaggio italiano, le voci sono più azzeccate, questo vale per tutti i personaggi. E come dicevo all'inizio Belmondo dispensa perle di saggezza e umorismo in ogni dove., un film che va seguito in tutto e per tutto per non perderle.. Bon voyage Coco....(Buon viaggio, Bello) Uno dei grandi punti di forza di questo film, efficace quanto un romanzo della collezione Série Noire, è la presenza nei titoli di coda di Bruno Cremer. L'Alpagueur è uno dei rari casi in cui Jean-Paul Belmondo (anche produttore) viene letteralmente derubato delle luci della ribalta, anche se il suo compagno non appare molto sullo schermo. Congelato e gelido, sensazionale, l'attore interpreta un assassino che uccide a distanza ravvicinata le sue giovani vittime (e coloro che gli si frappongono) dopo averle usate per una rapina. Le sue tirate, spesso punteggiate da un "Coco" (Bello), sono taglienti come una ghigliottina e firmano anche gli ultimi secondi di chi lo ascolta. Dal canto suo, Jean-Paul Belmondo, volto chiuso, incarna un animale selvatico in cerca di altri animali selvatici (Labro voleva intitolare il suo film "Des animaux dans la jungle ", "Animali nella giungla"), che gli permette di vivere e salvare per potersi poi ritirare in un'isola deserta che ha già acquistato, finché non incontra Costa Valdes durante la sua missione per mettere le mani su L'Epervier. Il solito solitario Alpageur prenderà il giovane delinquente sotto la sua ala protettrice e si affezionerà a lui, mentre quest'ultimo lo vedrà come un padre surrogato e sognerà addirittura di accompagnarlo nella sua isola. Ma L'Alpagueur è un'opera oscura e inquietante in cui il destino non smette mai di lottare e vanificare i sogni e le speranze di tutti. Molto ispirato a Guet-apens (1972) alias The Getaway di Sam Peckinpah al punto da occuparsi della scena centrale del regolamento dei conti con i fucili a pompa, Philippe Labro propone un thriller nero e pessimista dalla messa in scena quadrata con un ottimo uso di ambienti naturali e urbani. Se la storia impiega un po' di tempo per iniziare e fatica a suscitare interesse con le indagini sui protettori durante il primo atto, L'Alpagueur si rivela poi accattivante nella relazione Bebel-Patrick Fierry e in ciascuna delle apparizioni di Bruno. L'ultima parte è senza dubbio la più riuscita con una suspense ben tenuta e soprattutto il duello antologico finale visibilmente molto influenzato dal cinema di Sergio Leone, su una magistrale composizione di Michel Colombier con peraltro accenti morriconiani. Con 1,5 milioni di entrate al cinema nel marzo 1976, L'Alpagueur è stato considerato un fallimento semi-commerciale, con il pubblico un po' confuso dall'oscurità del film. Anche se non gode dello stesso status dei due Verneuil girati contemporaneamente, Peur sur la ville e Le Corps de mon ennemi, che hanno beneficiato tra l'altro di qualche sfogo di umorismo grazie alle battute di Francis Veber su una lato e Michel Audiard dall'altro, L'Alpagueur resta comunque un film apprezzato da molti fan del grandissimo Bebel. R.I.P. Jean-Paul Belmondo.