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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     7 / 10  16/06/2014 17:51:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come in 'Antichrist' parte da un disagio, la terapia è il pretesto narrativo per dispiegare la sua visione, riflette dal sopracitato film anche l'incipit ritmato da un solenne rallenty, scopriamo anche la genesi delle 2 più illustri riprese nei 2 film d'esordio (ma aggiungiamoci anche la Kidman distesa sul camion nel mezzo delle casse di mele perennemente inquadrata dall'alto), la calma placida dell'acqua su cui è distesa la ragazza, ci riporta al ritratto 'Ofelia' di Millais, suggerimento di un amore per l'arte che sconfina in ogni campo. Prolungamento del tributo a Tarkovskij? Il clima e i toni sono frazionati nella stessa cadenza de 'Sacrificio' una prima parte più distesa, contraltare all'austericità della suspance che invade la 2° (la tensione non l'ha mai cavalcata).Abbraccia esplicitamente la fantascienza, solitamente ricorreva a viaggi interiori o mistici con riferimenti biblici o esoterici di dreyeriana memoria, la fantascienza se il comun denominatore è il sovietico ci riporta a un 'Solaris' e il suo oceano senziente, un pianeta capace di far perdere la ragione, cosa che invece Justine (e qui va detto che Trier fa fare un notevole salto di qualità alla Dunst, capace di rapire lo sguardo con le sue intense espressioni) in natura quotidiana debole e afflitta è impenetrabile all'imminente processo degenerativo della vita, turbe che affliggono la più aggrapata alla vita Claire, una routine spezzata che la mette nella sua fragilità spalle al muro.