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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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Woodman     9½ / 10  18/08/2013 17:45:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Melancholia" è probabilmente il più affascinante e colossale film degli ultimi dieci anni. Un film epocale, superiore, geniale.
Le controversie sono per una volta futili e basse, poco spesse e impalpabili.
Il film è un'opera d'arte tanto casalinga quanto regale, tanto destabilizzante quanto paralizzante, assai vibrante ed empatica, potente e sensibilissima. Proprio come il suo meraviglioso autore.
Attraverso l'alter ego femminile di Justine, Von Trier dipinge la sua idea di depressione, e, signore e signori, con la complicità della straordinaria Dunst, Von Trier riesce a raggiungere la dolorosa espressione bergmaniana più e più volte addocchiata, squallidamente emulata, penosamente citata da tanti (troppi) colleghi pretenziosamente profondi e innovatori, ciarlatani puri.
Von Trier eguaglia il suo maestro, senza esplicitamente citarlo.
Il suo stile inconfondibile e prezioso non è smentito.
Il complesso è esaltante, la struttura narrativa divisa in due capitoli per narrare delle due sorelle è rotta da magnetici tableau vivants, riassunti crepuscolari filtrati da ottiche intimiste, dipinti con struggente senso di fredda fatalità.
Ispirazione sublime, sublime film.
Opera che meglio di qualunque altra descrive il corso e i contesti della depressione, eliminando ogni traccia di pretesto, di megalomania, di saccenza.
E' tutto così pulito e brillante, perfettamente amalgamato con la maestria tecnica imbastita dal grande Von Trier.
Un monumento alla tristezza e al sublime perdersi. Al mal di vivere, alla necessità di fuggire.
Un monumento pessimista annegato nel più buio nichilismo, nel più totale disprezzo per la razza umana. Non c'è bisogno degli uomini. Non c'è più bisogno.
La depressione di Justine si trasfigura nella distruzione simbolica dei cosiddetti altri, generata dall'incomunicabilità, dall'irreversibile condizione di solitudine opprimente e schiacciante, come l'immenso pianeta che porta il nome dello stato d'animo più dolce, imprevedibile e degradante dell'uomo. Ci coglie quando smettiamo di essere superficiali.
Mille facce inutili incomprensibili, invalicabili, mille maschere. Questa vita è un ballo in maschera.
Soffuso e sfuggente, delicato e incalzante come la scrittura Proustiana, arricchito da un preludio Wagneriano di inarrivabile bellezza, fosco e incommensurabile, esibisce una glacialità sconvolgente, e la contrappone ad una dolcezza ferma e solleticante che spezza la confusionaria conduzione dell'esistenza abitudinaria, le nostre paure più gravi.
Inaccessibile come l'uomo, pericoloso come l'uomo.
Erede unico ed effettivo in tonalità verdazzurre del rossissimo "Sussurri e grida", "Melancholia" si avvicina alla poesia figurativa ed estremista di Derek Jarman, valica territori pittorici e teatrali, cita esplicitamente l'Ofelia shakesperiana di Amleto e ci mortifica tutti con una profetica visione distruttiva, che si fa strada ed inizia proprio nella nostra disperazione.

Uno spirituale bisogno di evadere che travalica ogni limite, ammesso che il nostro universo interiore ne abbia.

Fotografia spettacolare, attori grandiosi (menzione anche per la bravissima Gainsbourg).

Imprescindibile, oramai. Farà scuola e non sarà mai dimenticato.

Capolavoro.