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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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vittorioM90     9 / 10  09/07/2013 18:10:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Arranco tra tutti quei fili di lana grigi che mi si attaccano alle gambe. Sono così pesanti da trascinare."

Su Melancholia penso sia ormai stato detto di tutto, ma visto che ormai mi è presa bene a scrivere di cinema, due parole gliele voglio dedicare, dal momento indubbiamente tra i film della mia personale top-ten (a presto tutti gli altri) In quanto a coinvolgimento emotivo, penso sia una delle migliori pellicole degli ultimi anni. Un film in cui mi sono ritrovato (o perso a seconda dei punti di vista), ti afferra il cuore sin dall'inizio, te lo stritola un po' e ti poi trascina con una forza sempre maggiore verso il finale che è forse uno dei più belli di sempre.
Un film che con maestria riesce ad incantarti grazie alla potenza delle immagini, mentre ti infligge quelle pugnalate a cui Lars Von Trier ci ha già abituato con film ben più duri di questo, come Dancer in the Dark, Dogville, Idioti e Antichrist... Ma qui il regista aggiunge un'elevata dose di Poesia e dipinge una meravigliosa opera d'arte, a cui la semplice dizione di film, sta forse un po' stretta. Tanti dialoghi a vuoto, sono solo pochi quelli incisivi e decisivi, ma sono di una forza impressionante, straziante. "Il mondo è malvagio, merita di essere distrutto, nessuno ne sentirà la mancanza" dice Justine alla sorella Claire. "La vita è un errore della natura che si è verificato soltanto in questo pianeta e in pochi altri"... (Sinceramente, nella mia depressione, è ciò che penso da una vita e sentirmelo dire da Kirsten Dust in un film del genere, per me ha affetto quasi-orgasmico)

Eppure la trama sembrerebbe quella di un pessimo film in mezzo tra lo pseudo-apocalittico e la stupida commediola romantica: Secondo i calcoli scientifici il pianeta blu Melancholia transiterà vicinissimo alla terra per poi allontanarsi di nuovo e continuare nella propria orbita, regalando così all'umanità uno spettacolo straordinario. Nello stesso tempo, proprio mentre il pianeta comincia ad avvicinarsi alla Terra, Justine si è sposata con Alex e si sta recando dentro una limousine verso la sua festa di matrimonio, sorride, sembra felice...
In realtà la scienza si sbaglia, Melancholia si schianterà contro la Terra distruggendola e Justine in verità non è per niente felice della propria vita, ma cerca soltanto di nascondere la propria profonda depressione. Lars Von Trier ce lo dice si dall'inizio, sin dallo struggente, meraviglioso PROLOGO iniziale, una delle sequenze più belle che abbia mai visto in pellicola, sulle note del "Preludio" del "Tristano e Isotta" di Richard Wagner. Si comincia con la sguardo affranto ed ormai rassegnato della bellissima Kirsten Durst (che in questo film recita in maniera divina) e poi una serie di immagini al ralenty, immagini di distruzione e morte. Vediamo animali cadere, come colpiti da un'esplosione e poi di nuovo Kirsten (justine nel film) che cammina con i piedi legati a terra da delle funi di lana che la bloccano, impedendole di muoversi (scappare?), rendendola incapace di cambiare la sua esistenza...incatenata ad una vita che non vuole, che odia.
E' un progressivo avvicinarsi verso una tragedia annunciata, anche se molto probabilmente questa tragedia si è già verificata. Quando Justine al suo matrimonio innalza gli occhi al cielo per seguire con lo sguardo le lanterne luminose liberate in aria, si legge nel suo volto che la fine, per lei, è già iniziata. Sorride, sorride a tutti, ma sempre con più fatica. Si allontana continuamente dalla propria festa, urina nel prato. Il mondo in realtà è già stato annientato dalla Disperazione, dalla tristezza, dall'egoismo, dalla vacuità della stragrande maggioranza delle persone. Tanto che per Justine, la fine di tutto sembra l'unica vera speranza e fonte di sollievo. Mentre la sorella Claire precipita per la caduta di tutte le sue certezze, Justine accetta la morte con maggior serenità di quanto non avesse accettato la vita. Prima si getta nell'acqua con il vestito da sposa, (e qui LVT ridipinge il quadro Ophelia di Millet), poi si concede nuda alla luce blu di Melancholia, in una scena estremamente emozionante del film, trionfo di estetica e romanticismo. Ed alla fine è lei a costruire la "caverna magica" per rassicurare il figlio della sorella.

Unico difetto, probabilmente, è la prima parte del film dedicata al cenone per il festeggiamento del matrimonio, che poteva essere un po' meno lunga e didascalica. In ogni caso l'ho trovata funzionale alla seconda parte. I vari personaggi, parlano ed emerge nettamente la loro falsità, la vacuità dei loro discorsi. Borghesi noiosi ed annoiati loro stessi. Un'umanità fragile, in decadenza, un'umanità già morta, malgrado Melancholia non si sia ancora schiantato contro di essa (e nessuno ancora sa che la fine è prossima). C'è il padre donnaiolo, mai stato attento al bene della figlia, c'è la madre ribelle, arrogante che priva di scrupoli incita Justine a non sposarsi, deturpando l'atmosfera. (L'unica persona non falsa, cosa fa? ferisce a morte Justine...bel colpo Lars) C'è il marito bonaccione, che però non riesce ad essere in empatia con la sposia, non ne capisce il dolore, c'è il datore di lavoro di Justine che le da un incarico anche la sera del suo matrimonio, c'è la sorella ossessivamente attenta ad ogni dettaglio, maniaca dell'ordine e della precisione... In ogni caso, alcune scene, alcuni dialoghi sono ideali per farci sentire la pesantezza della situazione vissuta da Justine. La nostra sposa, infatti, ogni poco si allontana dalla festa, urina nel parco , scopa con uno stagista della sua azienda, si spoglia, rimette in (dis-) ordine i quadri della villa, precipita profondamente nella tristezza e manda tutto in fumo in un solo attimo, matrimonio e carriera...
La seconda parte, invece, è un progressivo, claustrofobico, inquietante, ma splendido avvicinamento all'impatto di Melancholia contro la Terra. Si resta sconvolti, ma in modo delizioso. Dopo Justine si sgretolano anche tutte le certezze degli altri protagonisti, non c'è fede nella scienza che tenga, non c'è religione... e da qui in avanti, veramente, si rasenta la perfezione.