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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung     8 / 10  28/05/2012 14:26:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pessimismo cosmico sul grande schermo.
Ma d'altronde cosa si pretendeva da Von Trier nel 2011?Che si mettesse a girare un film new age in pieno regresso?
Il regista danese è un vero artista ed in quanto tale, ciò che egli trasmette attraverso il cinema va al di là del bene e del male.
Von Trier ha dimostrato per l'ennesima volta di essere in grado di introiettare a sè il suo (non)tempo, riuscendo a far trasparire tra i fotogrammi del suo cinema, dettagli significativi dell'epoca attuale.

Geniale anche nel riuscire sempre a far pubblicità ai propri film, scaltra difatti l'uscita sul nazismo con i somari della stampa che abboccano e gli aumentano la visibilità portandolo praticamente quasi ai livelli di un mainstream.

Ma veniamo al film.
Un pianeta blu sta per entrare in collisione con la Terra, nel frattempo una donna sta per sposarsi. Il corpo celeste si avvicinerà al cosmo di pari passo con lo sprofondare nella depressione e nell' apatia della protagonista...

Il prologo è di una bellezza estetica inenarrabile, grazie ad un uso magistrale del ralenti e ad una fotografia avvolgente dai contrasti di luce forti, in linea col tema decadente. Già dopo questo incipit si potrebbe essere soddisfatti e interrompere la visione: sequenze maestose con collisione allegorica finale strepitosa.
L'uso della camera a mano è come sempre appropriata per trasmettere realismo ed atmosfere fatiscenti.

La settima arte espressa da Von Trier combina una realtà caotica e senza speranza a momenti di illuminazione e superiore lucidità. Nel suo cinema si coglie quasi il balenare di certezze più elevate fra caos estremi e percezioni magiche di una realtà delle cose esistenti nella loro essenza e purità, creando così una sorta di trance e tramortimento nello spettatore.
In mezzo allo sconquasso e alle situazioni più assurde agisce una tendenza confusa verso una comprensione esistenziale dell' irrilevanza del tutto.
E non importa che questa irrilevanza sia percepita dalla protagonista con la banalissima affermazione "il mondo è cattivo", perchè è l'essenza quella che conta e Justine si trascina dietro l'impotenza della fine di un' epoca.

Nel film ruotano vari personaggi, tutti ovviamente funzionali alla riuscita dell'opera, e la festa di matrimonio iniziale è l'occasione giusta per presentarceli uno ad uno nella loro imbarazzante miseria interiore.
Tra i principali ne cito tre:

-Claire (una splendida Gainsbourg), la sorella di Justine che ne recepisce il malessere esistenziale ma preferisce starsene nel suo limbo di certezze provvisorie sino a quando non verrà messa di fronte alla realtà dei fatti che provocheranno in lei una situazione di inevitabile nevrosi e paura.

-Lo sposo di Justine, un uomo banale assoggettato al sistema che di fronte alla prospettiva di una vita ipocrita, preferisce costruirsi mentalmente un futuro idilliaco fatto di progetti familiari di ogni tipo.

-Il marito di Claire, un ricco borghese avido e codardo (la sua morte è la sua fotografia) che vive percependo solamente materia affidandosi ciecamente all'unico tipo di conoscenza che la triste società occidentale gli ha messo a disposizione: la scienza.

Oltre a questi da menzionare anche altre figure come l'ambigua antiborghese mamma di Justine , il suo buffo datore di lavoro, il dipendente di quest'ultimo e la società borghese in generale col suo gioco dei fagioli.
Quest'ultima rappresentazione par essere un sincero augurio di morte e dissolvenza all'umanità intera imborghesita e non più meritevole di vivere.

Il film, accompagnato dal Tristano di Wagner, scorre in maniera flemmatica e cadenzata, colmo di metafore di ogni tipo (splendida quella di Justine nuda sotto le irradiazioni di Melancholia), e si conclude con un apocalisse annunciata.

Lars Von Trier si conferma una preziosa espressione dei nostri tempi.