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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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WongKarWai     10 / 10  17/12/2011 10:58:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho deciso di dare 10 a questo film non solo perchè lo considero un capolavoro, ma anche perchè dei commenti assurdi ne hanno abbassato ingiustamente la media. Lo ritengo non solo uno dei migliori film usciti negli ultimi anni, ma anche il film più d'attualità che poteva uscire in questo momento. Lars è riuscito a collegare le ansie sulla fine del mondo nel 2012 (proprio nei paesi nordici si sta diffondendo la convinzione che un pianeta di nome Nibiru si infrangerà contro il nostro e stanno preparando veri e propri bunker) e la crisi economica e sociale che sta per schiantarsi sulla società occidentale.
Dopo 10 minuti di arte pura, dove ci sono mostrati dei veri e propri quadri che poi capiremo nel corso del film, si inizia con una situazione molto cara a Von Trier e in generale ai registi del Dogma (tanto che mi ha ricordato molto "Festen" e ancora prima alcuni film di Bergman ovviamente) cioè quella del matrimonio e in generale della cerimonia in famiglia, caratterizzata da falsità, meschinità, ipocrisia. Un microcosmo per rappresentare una società in declino dove ciò che conta è l'apparenza, i padri diventano deboli e "farfalloni", le madri dure e mascoline, i mariti hanno perso la leadership e sono impacciati, tanto che la figura più forte sembra essere proprio Justine. Senza dimenticare il mondo del lavoro, rappresentato dal capo di Justine, votato al profitto senza scrupoli. Il tutto condito da una generalizzata mancanza di comunicazione. In questa fase è Justine ad essere a disagio, mentre Claire rappresenta con il marito la classica famiglia alto-borghese, con le sue sicurezze apparentemente incrollabili. Tutto viene ribaltato nella seconda parte in cui il progressivo avvicinarsi del pianeta (la fine del mondo? la crisi economica che sta per portare al fallimento molti Stati e a cui nessuno sembra voler effettivamente credere?) fa cadere le certezze della famiglia-modello, della società "perfetta" (emblematico è il suicidio del marito, colui che sembrava tenere sotto controllo la situazione). Lo schianto sembra inevitabile, per la felicità di chi, come Justine, in questa società non si ritrova.
Ultima considerazione, oltre alla spettacolare e inquietante scena finale, è sul fatto che il film si svolge interamente nei "possedimenti" della famiglia di Claire, forse un riferimento a "L'angelo sterminatore" con i protagonisti che non riescono mai a varcare un ponte che li può condurre in città. D'altronde la critica alla borghesia non è meno aspra che nel film di Bunuel.