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MELANCHOLIA (2011) regia di Lars von Trier

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Marco Iafrate     7 / 10  07/11/2011 17:45:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non facciamo in tempo a comprendere la bellezza della vita che dobbiamo fare i conti con la paura della morte. Non dovremmo, la morte è una condizione che non ci appartiene, fin quando ci siamo noi non può esserci lei, quando arriva lei non ci siamo più noi, il dopo non dovrebbe spaventarci dal momento che il prima non ci ha creato nessun problema, eppure non sono poche le pellicole che hanno trattato il tema della catastrofe, della fine del mondo, della morte collettiva, come a voler allontanare da ognuno di noi la paura dell' abbandono , di rimanere soli se ci viene a mancare una persona cara o lasciare sola una persona cara se chi viene a mancare siamo noi. Una bella fine del mondo risolve questo piccolo problema, mal comune mezzo gaudio, un attimo e si va a passeggiare tra le nuvole tutti insieme, non rimane più nessuno in questa valle di lacrime, l'idea piace."Perché quando muoio io devo lasciare 7 miliardi di persone a godersela ?". Passano gli anni, e sì che la Terra ne ha tanti, e non c'è libro, santone, profeta, Giacobbo o film che non abbia trattato il tema della fine del mondo, non riusciamo proprio a rassegnarci all'idea di lasciar continuare gli altri respirare anche quando noi non ci saremo più. "E' possibile che in tutto l'Universo non ci sia qualcuno o qualcosa che un bel mattino si svegli (sempre che anche in quel posto ci sia il giorno e la notte) e dica: Ho deciso, voglio distruggere la Terra!?" Deve esserci per forza!. Molti hanno pensato agli Alieni, altri a virus venuti da chissà dove, per non parlare di terremoti, onde gigantesche, glaciazioni ecc. , Von Trier ha pensato ad un Pianeta, lui però incolpevole, è la rotta ad essere sbagliata, non è cattivo, semplicemente ci troviamo sulla sua traiettoria, se questa non è sfig.a, uno scherzo del destino sta per annullare miliardi di esseri umani e tutti, coscienti di tutto ciò, debbono prepararsi al momento solenne.
il film non si interessa della reazione delle masse, il terrore collettivo è lasciato fuori, il dramma ci viene proposto dalla prospettiva di una manciata di persone, una famiglia, in particolare da due sorelle, A (Justine) e B (Claire) completamente diverse tra loro ma costrette a dover affrontare lo stesso problema.
A è depressa , B è piena di vita, le cose vanno così fin quando per il globo terrestre fila tutto apparentemente liscio, A cerca in tutti i modi di venir fuori dalla malinconia cronica che la attanaglia ma non c'è niente da fare l'interesse alla vita non vuol venir fuori, anche quello che dovrebbe essere "il giorno più bello della sua vita" finisce nel peggiore dei modi, B ha già un marito ed un figlio, ad essere depressa non ci pensa proprio ed anzi fa del tutto per aiutare la sorella ad uscire da quel limbo misterioso, è così che va la vita, non siamo tutti uguali, c'è chi ride e c'è chi piange. Succede però che lo sguardo può involontariamente andare a concentrarsi su un puntino nel cielo, diverso dagli altri, di un altro colore e che giorno dopo giorno si fa sempre più vicino, ecco allora che assistiamo ad un cambiamento, chi prima piangeva non piange più, chi rideva inizia a piangere, quelli che hanno visto il film conoscono le ragioni di questo mutamento, il bambino che viene messo a letto mentre si sta annoiando in un angolo della sua cameretta affronta la situazione con una certa dose di tranquillità, al contrario il bambino che viene tolto bruscamente dai suoi giochi inizierà ad urlare e a disperarsi, tutti e due finiscono a letto, devono dormire, il sonno per entrambi è visto come la morte ma non lo affrontano allo stesso modo, A non ha nulla da perdere, sta sopportando l'esistenza, si sente inopportuna, l'oblio non le fa né caldo né freddo, B ha un marito e soprattutto un figlio, non vuole perderli, la vita le sorride, l'oblio le devasta l'animo.
Ad una prima parte brillante che vive prevalentemente dalla eco lasciata dal prologo, segue una seconda meno coinvolgente, penalizzata dalla conoscenza dell'epilogo, tutti sappiamo che quando Claire guarderà attraverso il rudimentale marchingegno costruito dal marito il pianeta non rientrerà nei bordi dell'oggetto, il mostro si sta avvicinando, è questa lunga, estenuante attesa dell'ineluttabile che lascia un po' perplessi, banalizzata anche dall'improvvisa momentanea marcia indietro del pianeta, come è possibile? Serviva a creare suspense? Il regista, nel suo pur lodevole tentativo, non è riuscito ad amalgamare due ingredienti tanto diversi tra loro, la dolcezza della poesia, coadiuvata dalle immagini, con la spettacolarità della catastrofe, non so quale dei due abbia prevalso nel catalizzare l'attenzione e le emozioni dello spettatore, la ridondanza dell'evento catastrofico (lo so, il pianeta è una metafora ma il botto finale con il crescendo musicale l'ho sentito) stride con la commovente bellezza del messaggio.
Cosa ci vuole dire Von Trier usando Justine come suo alter ego? Che la depressione non può essere sconfitta se non con la consapevolezza che presto la Terra (cattiva e per questo responsabile della propria condizione) finirà e con Lei tutti i dolori del mondo? Questo triste presagio, esorcizzato con la narrazione cinematografica, è qui portato all'estremo con un vento di pessimismo eccessivo, non c'è ombra di coraggio, e quindi di fiducia alla vita, nei protagonisti, dal marito di Claire che si suicida vigliaccamente a Claire stessa che viene colta da una disperazione incontrollabile, anche Justine muore ancora prima dell'impatto rassegnandosi all'ineluttabilità del destino.
Un film che a me ha lasciato luci ed ombre, bellissimo nella rappresentazione scenica del contenuto, straordinaria l'interpretazione delle due attrici, ma opinabile nella scelta dell'idea di base: l'epilogo catastrofico. La spettacolarizzazione non sempre è un punto di forza, a mio parere non era necessaria così come in molti dibattiti e salotti in tv non è necessario urlare, però attira più spettatori.
vallytitti  22/11/2011 11:34:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo commento, il film rappresenta infatti la dicotomia di attaccamento/disprezzo per la vita e tu l'hai esplicitato in maniera esemplare, complimenti!

Marco Iafrate  22/11/2011 21:52:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio, ho piacere che tu abbia apprezzato.
Tanner  15/11/2011 02:11:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La traiettoria del pianeta che "ritorna indietro" l'avevano capita i disfattisti, quando Claire consulta internet e becca la pagina "Melancholia Dance of Death", e devo dire che a occhio e croce è plausibile.

Melancholia sfiora la Terra, le fa tipo una curva di Bezier attorno, la sua energia cinetica finisce fermandosi, e a quel punto ahimè è la Terra che lo ripesca con la sua gravità.. nel disegnino del sito appare piuttosto esplicita.
Marco Iafrate  15/11/2011 16:49:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, non mi resta che ammirare la tua competenza ed accettare la mia lacuna in merito, ora mi è chiaro!.