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C'ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA regia di Nuri Bilge Ceylan

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  20/11/2012 13:53:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nei brulli e semidesertici territori dell'Anatolia si cerca la vittima di un omicidio, la notte avviluppa luoghi primitivi rischiarati solo dai lampi di un imminente temporale e il panorama si fonde in un tutt'uno di ombre facendo diventare ostica l'individuazione del luogo dove il cadavere è stato abbandonato.
Il presunto assassino, forse volontariamente, prolunga le ricerche, mentre le auto e gli uomini che lo accompagnano si fanno strada tra mulattiere e vie sterrate, nelle viscere di un paese in cui l'arcaicità e le tradizioni si uniscono all'urgenza di allinearsi con il resto del mondo.
I silenzi si fanno pesanti e pregni di significati di non sempre facile accesso, come i lunghi piani sequenza cui Nuri Bilge Ceylan ricorre spesso, gli scatti verbali colpiscono quindi di sorpresa portando a galla tormenti e afflizioni di uomini rispettati, eppure con un vissuto che divora da dentro la loro anima.
I protagonisti si avvicendano: il commissario, il procuratore e per finire il medico si scambiano di posizione nel racconto, mentre la notte e l'isolamento li invogliano ad aprire al prossimo i loro cuori, ad esporre crucci inizialmente tenuti a freno da divagazioni pretestuose e da attacchi d'ira, null'altro che sfoghi, modalità per non cedere a quello da cui vengono perennemente perseguitati.
Il ritorno della luce segna la riappropriazione dei ruoli di competenza, per qualcuno la prassi rende dormienti i propri pensieri, per altri resta ancora da fare qualcosa, un atto di pietà o un insabbiamento, forse per non aumentare il dolore di un bimbo e una donna, o forse per coprire un uomo con il quale le affinità non sono poi così sottili.
Il fatto di sangue non è essenziale per il racconto tanto che non si avrà alcuna certezza riguardo l'indagine, essa resta marginale èd è solo un mezzo per sondare cosa sia occultato sotto uniformi e titoli di studio.
Un film instabile, che sperpera parecchie attrattive all'interno di tempi dilatatissimi espressi con fin troppa ostinazione e non sempre equilibrio perfetto. Ceylan manifesta un certo estremismo nell'approccio artistico, divaga volontariamente, sembra perdersi tra lungaggini d'ogni sorta per poi ritrovarsi all'improvviso esigendo un considerevole sforzo dallo spettatore, messo a dura a prova anche dalla durata fluviale della pellicola.
A tratti poetico, in altri malinconico o rabbioso, un film bello ma irritante, sovraccarico e multiforme quanto la varietà di sentimenti che si inseguono in attesa di una verità che nemmeno il pallido sole diurno priverà dei suoi anfratti tenebrosi.
Clint Eastwood  20/11/2012 15:25:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quoto in pieno tyler

e personalmente aggiungerei un punto e mezzo al tuo voto

Film avvolgente di non facile lettura determinato anche dalla lunga durata con una delle più coinvolgenti e stimolanti conclusioni che mi sia capitato di vedere

e come al solito, impeccabile nel commento
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  20/11/2012 16:42:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Clint, troppo gentile.
sicuramente un film che consiglierei agli amanti di un certo cinema "difficile".
Quanto al voto sono stato stretto, lo ammetto, forse ero troppo stanco per affrontarlo nella maniera giusta.
Clint Eastwood  20/11/2012 19:04:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' vero sì, ci vuole una predisposizione speciale,

lo associo a Tarkovskii - intrattenimento a singhiozzo :)
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  21/11/2012 11:13:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bravissimo, definizione direi più che calzante :)