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C'ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA regia di Nuri Bilge Ceylan

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Rask     8 / 10  14/08/2012 22:39:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Calvario alla ricerca del proprio cadavere, adagio meditativo senza brio. Film dai tempi geologici che pone la questione principale: i cadaveri devono rimanere sepolti?
Gli scenari brulli e senza riferimenti delle steppe dell'Anatolia in cui i personaggi brancolano nel buio sono luoghi mentali di disagio e rimozione. Ceylan usa un linguaggio (dimenticato) denso di simboli e spazi di assimilazione. Si veda la mela caduta che ripercorre la traiettoria già vista da altre mele finite lì a marcire (la ripetitiva e inevitabile caducità del tutto) o la donna-angelo che offre da bere nella notte (bellezza che nello spirito russo ferisce e commuove chi elabora i propri mali). Ma il tema dominante è quello dell'opportunità della verità, trattato con una severità estrema culminante nel lungo sguardo inquisitore in camera del dottore protagonista, che fissa in realtà uno specchio come a dire: "E tu, cosa hai sepolto?". C'è la verità - di per sé una collezione di eventi - e tutto l'universo emotivo che vi orbita; parte della sensazione di alienazione di alcune scene emerge proprio dall'affiancare la descrizione asettica e dis-umana della verità (i verbali formali recitati con monotonia da ufficio) e l'intimità complessa dei personaggi. Due piani entrambi reali, ma emotivamente inconciliabili. Poi è poco rilevante il come ci si arrivi, alle cose, se per caso, per ricerca coraggiosa, o per imposizione esterna. In ogni caso la verità, quella particolare e quella universale, sarà male accolta. L'innocenza del bambino nel finale è l'essere schermati dalle verità del mondo, ma non si capisce se sia una condizione da preservare.
Terry Malloy  18/11/2012 20:24:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non credevo ti piacesse Ceylan, Raskuzzo.