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BIANCO ROSSO E VERDONE regia di Carlo Verdone

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Godbluff2     7½ / 10  10/11/2022 17:22:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il gemello di sangue di "Un Sacco Bello", questa opera seconda da regista di Verdone segue del tutto la scia del film precedente, ne asciuga un po' il virtuosismo "personaggistico" (solo tre i personaggi interpretati, i protagonisti dei rispettivi "tronconi" narrativi) e dà qualche tocco in più ma il livello (rimarchevole) è lo stesso.
Personalmente non mi ci strappo i capelli, e mi hanno un po' stufato per le ripetute visioni, ma sono belli i primi film di Verdone, ritratti pungenti e malinconici della fauna umana italica-soprattutto romana e non mancano mai di far intelligentemente divertire; la loro presenza nell'immaginario collettivo di molti se la sono proprio guadagnata, a conferma di un lavoro svolto molto bene.
D'altronde, a Verdone si accompagnano praticamente gli stessi collaboratori del suo primo film: Leone come produttore-mentore, Benvenuti-De Bernardi come co-autori assieme a Verdone stesso, Morricone alla colonna sonora, Carlo Simi alle scenografie e la costante partecipazione di Mario Brega. Cambiano direttore della fotografia e montatore ma si tratta sempre di professionisti di assoluta qualità (in "Un Sacco Bello" un'altra partecipazione di marca Leone era stato Eugenio Alabiso, il montatore di "Per qualche dollaro in più" e de "Il Buono, il Brutto, il Cattivo", uno così, da niente, che nell'apposito commento mi son scordato di citare, mannagg...), questa volta Nino Baragli al montaggio e Tovoli alla fotografia.
Insomma, non solo Verdone sapeva produrre una comicità non banale, malinconica e fresca ma era anche accompagnato da alcuni dei migliori professionisti del miglior cinema italiano dei due decenni precedenti. Hai detto poco. Hai.
Ancor più che in "Un Sacco Bello", qui i tre personaggi di Verdone sono probabilmente i più iconici e riusciti di questa prima fase della sua carriera, quelli rimasti con più forza nell'immaginario collettivo di, più o meno, chiunque in Italia.
Al di là dell'ingenuo Mimmo dove Verdone instaura una splendida partnership con "Sora" Lella Fabrizi, alla quale il regista romano ha ritagliato ruoli indimenticabili, vanno segnalate la miglior sequenza del film e il miglior personaggio.
La scena più bella, l'esplosione finale di Pasquale Amitrano, perché pazientemente costruita e attesa per l'intero film; be, a dire il vero ce n'è anche un'altra di scena migliore: il finale della parte di Mimmo, che è quel Verdone che colpisce franco, malinconico e improvviso e spezza con coraggio l'impianto comico generale.
Il personaggio più bello e più terrificante dell'intero repertorio verdoniano è, ovviamente mi verrebbe da dire, Furio. Il maledetto Furio. La sua efficacia è testimoniata dal fatto che in ogni sua apparizione salga irrimediabilmente la voglia di strozzarlo con le mie stesse mani, pur essendo anche il più esilarante di tutti. Esasperante. Un colpo di genio di Verdone, 'sto demonio logorroico, degno di una galleria di "Mostri" come quelle dei due decenni predecenti.
Un classico della nuova generazione di commedie all'Italiana "Bianco, Rosso e Verdone", un film che centra bene il bersaglio al pari del suo gemello dell'anno precedente; personalmente non ho preferenze tra i due, ma di sicuro rimangono tra le cose più riuscite di Carlo Verdone.