caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL PRIGIONIERO DEL CAUCASO regia di Sergey Bodrov

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Febrisio     8 / 10  29/09/2011 22:16:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una volta vidi una fotografia di un paesello sulle cime di montagne color verde giallastro, prive di alberi. Le case di pietra chiaro-scuro con parecchie finestre nere, sembravano così vicine l'un altra quasi come si facessero compagnia in quel deserto ad alta quota. Mi incuriosiva e affascinava allo stesso tempo, come se fosse una conquista dell'uomo nell'aver dominato il territorio impervio.
Io del caucaso ne son ben poco, tanto che ogni volta che lo pronuncio, nella mia mente percorro una cartina, perdendomi tra qualche carpazio e al porto di istanbul, facendo fatica a superare il mare per ammirare questa regione. Forse oggi mi perdo meno di prima. Ne scoprii la bellezza tramite un documentario di due viaggiatori con ai piedi i loro sci. Peccato che dietro a tale magnificienza, vi è anche una guerra senza pace.

Il film di Bodrov parla di tutto questo. Evidenzia dolore e simpatia di una guerra celata dietro l'incontaminata natura. Come si nota anche in film più recenti, al regista russo piace inserire interessanti tradizioni nei suoi ritratti storici. Sin dalle prime immagini potremo godere di una ottima fotografia, semplice e ricercata, ritraente non solo la natura, ma il volto di questa regione. La guerra nel caucaso sembra aver radici ben salde nel passato, quasi fosse una tradizione da seguire, oppure una responsabilità morale da perseguire. I due prigionieri russi, il giovane e l'americanizzato "sly", non sembrano essere trattati come tali, anzi. La compagnia del loro silenzioso guardiano sembra farli avvicinare. L'amore della piccola figlia verso il giovane russo fa presagire che qualcosa stia cambiando. Malgrado a tavolino e a pochissimi passi dal villaggio siano insediati i nemici, il rispetto e la speranza son le sensazioni che più emergono tra tutti i protagonisti.
Un film che ha la forza di unire, ma che incomprensibilmente vien prevalso in modo arrogante dalla vendetta, o semplicemente dal suo pretesto. Anche dopo un ultimo generoso gesto che potrebbe modificarne il destino di un'intera regione, il nemico è già sulla via della guerra a compiere il loro ennesimo dovere dalle conseguenze cicliche; sangue che porta altro sangue.

L'unico prigioniero del film sembra essere quello che non riesce ad emergere in questa regione. L'unico soffocato da l'odio incessante e dominante, quest'ultimo che chissà, forse fa addirittura scappare gli alberi dalle cime di queste montagne. Inizialmente scrivevo come se l'uomo avesse conquistato il territorio impervio, e se al contrario fosse il territorio ad aver conquistato e imprigionato l'uomo? E se quel paese che descrissi nelle prime righe fosse "La Prigione"?
.....Il popolo di questa regione, forse l'unico e vero prigioniero del Caucaso.