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LENINGRAD COWBOYS GO AMERICA regia di Aki Kaurismaki

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Beefheart     9 / 10  11/07/2007 17:05:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Divertentissimo road-movie musicale e grottesco, pregno di ironia nord-europea ma ambientato negli States. La storia è quella dei Leningrad Cowboys, "il peggiore" gruppo folk scandinavo, che va in America in cerca di successo. Dal momento che, prima di partire, il bassista rimane congelato per aver trascorso la notte all'aperto a fare le prove, la band se lo porta in viaggio all'interno di una raffazzonatissima bara di legno grezzo. Questa è solamente una delle innumerevoli bizzarrie che trovano spazio in questo delirante film di Kaurismaki, al solito, splendidamente minimalista e di grande impatto visivo. Non da meno è il look dei musicanti, in un improbabile stile rockkabilly con enormi ciuffi di 40 centimetri, laccati e appuntiti in avanti, occhiali da sole neri, pellicce di alce e tremende scarpe appuntite e lunghe quanto i ciuffi di cui sopra. Per tutta la durata del film ci si trova ad accompagnare, abbastanza increduli, i dieci membri della band (9 musicisti ed 1 manager) lungo il tragitto da New York al Messico, passando attraverso quegli scenari periferici e, solitamente ignorati, che dell'America conosciuta hanno poco, o nulla, ma che di quella vera ne sono lo specchio. Lungo la strada hanno a che fare anche con Jim Jarmusch, nei panni di un meccanico, che vende loro un'automobile per proseguire il cammino. Il lungo viaggio è scandito da tappe regolari, in occasione delle quali i nostri si cimentano in varie performance musicali nei generi di volta in volta più confacenti al pubblico presente; è così che la colonna sonora diviene un efficace pout-purri di folk finlandese, rock, country, blues.. Per il resto non c'è molto da dire; non ci sono molti dialoghi e quelli che ci sono sono di una linearità ed una semplicità disarmante. La forza delle immagini e lo scorrere degli sfondi invece sono il punto di forza di un film che, senza affanni, lascia ai silenzi ed al naturale assestamento delle cose il compito di risolvere le questioni e che, più che interpretato, va guardato. Eccezionale la sequenza in cui il manager Vladimir si occupa di acquistare del cibo per tutti e si presenta con un sacchetto di cipolle, che i suoi compagni accettano senza commentare e si spartiscono e consumano, crude, seduti in fila, in silenzio, lungo il marciapiede, sul retro di un anonimo supermarket. In sostanza si tratta di un'ispirata riproposizione del logoro soggetto della rock-band che viaggia coast-to-coast lungo le highway, sviluppato in una sceneggiatura molto scarna, senza pretese ma con genuina visionarietà. Micidiali i personaggi ed ottima l'interpretazione di Matti Pellonpaa nella parte di Vladimir il manager. Assolutamente consigliato.