caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

KILLER JOE regia di William Friedkin

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  11/06/2013 14:31:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Joe Cooper sembra uscire direttamente da un romanzo di Joe R. Lansdale. Personaggio strambo, dai modi e dai vestiti eleganti, dalla parlantina pacata è un tutore della legge, ma anche uno spietato assassino.
A chiamarlo in causa una famiglia di disadattati, il cui figliolo, di professione pusher sfigato, per evitare di finire al cimitero deve racimolare in fretta parecchio denaro da restituire ad un pericoloso boss locale.
Per questo motivo coinvolge il padre tonto come pochi e la perfida matrigna per ingaggiare Joe e far secca la genitrice naturale sulla cui vita c'è una polizza di quelle polpose. Non tutto va come previsto e in assenza della possibilità di ricevere l'anticipo pattuito il prezzolato killer chiede come caparra i servigi del quarto elemento della miserabile combriccola, ossia la giovanissima Dottie, sorella e figlia un po' svampita ma buona come il pane, racchiusa nel suo castello, ovvero una ben poco incantata stanza di roulotte in attesa del suo principe azzurro. Poco importa che questi si presenti privo di cavallo bianco e mantello svolazzante, al loro posto spiccano Ray Ban e cappello con stivali da cow boy, oltre uno sguardo che "fa male".
William Friedkin dopo l'ottimo "Bug" torna lavorare con il premio Pulitzer Tracy Letts confermando quanto di buono mostrato in passato. Lo spaccato sociale riportato è talmente grottesco da risultare più volte intriso di un'ironia cupa che rafforza in modo sinistro la sensazione di depravazione presente in ogni gesto, sguardo, parola; sino a deflagrare in un finale memorabile.
Il regista interpreta a suo modo i dettami del noir e del pulp insistendo su una creatività stralunata e macabramente divertita che utilizza l'orgia amorale per dissacrare un valore che diventa effimero concetto davanti all'effige del dollaro. Joe si inserisce astutamente nelle crepe di questa realtà viziata senza fare i conti con l'angelica Dottie, prevedibile ago della bilancia una volta adattatasi a ciò che ha visto e vissuto per molti anni.
Scene cult a go-go tra cui è già leggenda quella della fellatio alla coscia di pollo e un cast in forma strepitosa regalano a Friedkin la soddisfazione di poter inanellare l'ennesima gemma di una carriera a dir poco encomiabile. Giusto spendere due parole per Matthew McConaughey, lontano da filmetti buoni solo per aumentare il conto in banca mostra qualità di gran pregio che si temevano ormai perdute.