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PINA 3D regia di Wim Wenders

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  06/11/2011 00:43:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film è bellissimo, ma a mio avviso ha una grossa lacuna. E questa è proprio l'uso che ne fa la rappresentazione cinematografica, sia essa digitale o in 3-d (un modo falso per accorciare le distanze), quando è improprio dire che noi spettatori affascinati dalla Baush avremmo pagato (più) volentieri il biglietto per una rappresentazione in palcoscenico "vera", diretta e non virtuale. Wim Wenders cmq., messo in crisi dalla sua esistenza di cineasta ehm narrativo, stupisce per essere riuscito a farsi dimenticare, perchè il film è tutto suo, di questa superba coreografa, del suo sguardo severo e impetuoso, delle rughe che ricordano tanto quelle dell'ultima Audrey Hepburn (un destino tristemente comune, in fondo, nella morte).
Non sono mai stato un appassionato della danza, ma qui si respira un senso di libertà espressiva (cognitiva?) e fisica che diverge non poco dalla coercizione spettacolare e purista di un Bejart. La danza diventa così l'unica espressione rimasta di sentimenti e stati d'animo che l'umanità ha deciso di chiudere, appunto, nel proprio corpo.
Il viaggio anche temporale di Wenders - occhio alla meravigliosa colonna sonora da bignami del Novecento - si apre e si chiude davanti a uno scenario quasi Felliniano. Emblematica la coreografia dei/lle ballerini/e che si muovono in una gestualità rituale che ricorda l'ultima sequenza di Otto e mezzo
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  21/11/2011 15:46:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro Luca, non sono affatto d'accordo con te sul presunto limite del film che, anzi, per me è il suo punto di forza. Come tu sai, Wenders è il regista che più di tutti ha riflettuto sulla metalinguistica dell'immagine fotografata e filmata creando film discutibilissimi ("The Million Dollar Hotel" o "Palermo Shooting") proprio perché il regista tedesco non ha esitato a mettersi in gioco fino in fondo assumendo su di sé tutte le ambiguità del fotografare o del fare cinema.
In questo film -e nell'uso del 3D- Wenders ha lavorato più di due anni (se non ricordo male i contenuti di un'intervista al regista) insieme alla Compagnia Bausch del TanzenTheater costruendolo passo per passo. Anche nell'uso del 3D è partito dalle complicate tecniche di ripresa delle prime macchine da presa fino all'uso "agevole" delle nuove tecniche digitali che hanno sensibilmente modificato il modo stesso di girare: un vero e proprio "processo bauschiano" di creazione/messa in scena influenzati dal profondo legame umano che legava Wenders alla Bausch.
Dunque la "rappresentazione" è virtuale e regge comunque sull'accordo tacito tra pubblico e regista quanto alla natura dell'"oggetto filmico" e non ne è un limite. Tantopiù che il taglio di Wenders non è quello di fare del "teatro ripreso" ma di mostrare quanto c'è di ogni membro della Compagnia Bausch in ogni spettacolo della grande coreografa scomparsa recentemente. L'atto d'amore incondizionato che Wenders fa alla Bausch e l'atto di riconoscenza profonda che ogni membro della sua compagnia le riserva "passano" persino più delle mirabolanti coreografie che si scatenano sullo schermo e che "bucano" l'emotività di noi che le guardiamo. Dunque tu confondi il voler assistere a una pièce della Bausch con l'assistere all'omaggio di Wenders alla Compagnia della Bausch e quindi a ciò che di più profondo ha lasciato a quegli uomini e a quelle donne che dagli anni Settanta lo riversano nelle loro esibizioni.
Dopo aver provato rivolgimenti interiori che hanno superato quelli suscitatimi dalla visione di "Melancholia" e dopo aver visto le reazioni (in pochi, isolati casi anche scomposte) di tutti gli spettatori in sala (molti dei quali digiuni di danza), non ho alcun dubbio nel considerare questo film un capolavoro senza se e senza ma. Condivido in toto il giudizio sulla colonna sonora che ha degli intermezzi in stile brechtiano da brivido.
Dal "Cielo sopra Berlino" da cui precipita il famosissimo angelo-Bruno Ganz, Wenders arriva alle strade di Wüpperthal dalle quali fa ascendere Pina Bausch e tutta la sua straordinaria (e forse irripetibile) compagnia. Bel percorso umano, non c'è che dire.
Terry Malloy  10/11/2011 19:54:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ma sai che anche io ho pensato a Fellini e a 8 1/2?
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  14/11/2011 00:27:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non so da che opera della Baush è tratto, ma quasi certamente è un omaggio indiretto