uzzyubis 8 / 10 17/10/2011 15:43:25 » Rispondi Dopo due giorni dalla visione, per descrivere l'ultimo film di Sorrentino credo che la definizione più azzeccata sia: pellicola a rilascio lento. Mi spiego. Il film da subito non mi ha regalato una storia avvolgente che nutre le mie discussioni all'uscita della sala come con Le conseguenze dell'amore, o una serie di genialità filmiche come ne Il Divo ma una sensazione che prende forma con il passare delle ore ripensando a questa chicca firmata Sorrentino-Penn. Il film, in cui la lentezza è parte integrante del protagonista, gioca su due temi principali: nonostante tutto non è mai troppo tardi e l'importanza di affrontare le proprie ombre per poter riemergere ad un futuro più consapevole. Il viaggio fisico di Cheyenne è un viaggio interiore in cui l'america di provincia mette l'accento sul grottesco di un ex cantante dark oramai tramontato e i personaggi che incontra lungo la sua strada sono piccole pungolature che danno al protagonista la possibilità di dare e ricevere in egual misura, elementi preziosi verso una nuova fase della vita. Penn è semplicemente fantastico nel caratterizzare il personaggio con una camminata blanda, con una parlata claudicante o con un soffio ad un ciuffo ormai ben poco ribelle, Sorrentino è straordinario nel regalare fotogrammi come quadri o sequenze come chicche di fantasia e vette d'artigianato filmico, il tutto "condido" da una musica che è dissonante nelle sonorità rispetto al dark di Cheyenne...Del resto Cure e Talking Heads sono un pò diversi no? Insomma un film riuscito che verrà a parer mio verrà rivalutato in futuro anche sentendo e vedendo i giudizi che la gente a su The must be the place.