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THIS MUST BE THE PLACE regia di Paolo Sorrentino

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elio91     9 / 10  16/10/2011 19:40:38 » Rispondi
Che goduria l'ultimo Sorrentino.

La cosa più bella dell'andare al cinema a vedere un suo film è che ti aspetti una certa cosa,ma poi lui capovolge completamente le carte in tavolta.
This Must be the Place non assomiglia a nessun altro film oggi nelle sale; il che può portare reazioni differenti alla sua visione: odio magari,o amore viscerale. Di certo è una pellicola che con il suo stile barocco e unico si distingue da tutto il resto,il che in sé è già un gran merito (e che musiche!). Ma non venga la malsana idea che sia tutto fumo e niente arrosto perché uno dei pochi motivi di dubbio alla fine è che nel suo film americano Sorrentino abbia toccato un pò troppi argomenti. Dubbi che però non intaccano per nulla il grande valore finale.

Ed effettivamente per i primi dieci minuti ho avuto non poca paura; infatti l'esagerazione dello stile bizzarro e del personaggio di Cheyenne erano talmente evidenti che il timore che Sorrentino si fosse montato la testa e l'avesse fatta fuori dal vaso era enorme. Fortunatamente è un preludio necessario ad un film di ampio respiro e dai tempi dilatati e lenti,mai stanchi. Sorrentino non compie l'errore di tanti europei che sbarcati in America tentano di ingraziarsi il pubblico girando all'americana; lo stile è sempre il suo,forse con qualche strizzatina d'occhio in più del solito ma con paesaggi che solo un non americano potrebbe ritrarre con tanta particolarità (e la fotografia è meravigliosa).
Film costruito attorno al suo personaggio simbolo,Cheyenne,ovvero un Penn da oscar e in una delle interpretazioni più eccentriche e coraggiose della sua carriera. Una costante dei lavori del regista napoletano,quella di costruire tutta l'opera attorno ad un personaggio che questa volta non ha la familiare mimica di Servillo o di Rizzo ma di un Penn che non sfigura davanti gli altri due (anche perché sinceramente Servillo,secondo il mio parere,non ha nulla da invidiare all'attore americano se non i soldi).
E allora il ritmo è lentissimo e il film si prende tutto il tempo che vuole a dispiegare sullo schermo come un 'opera d'arte la vita di Cheyenne,il suo passato,il suo cambiamento da eterno Peter Pan col mascara,rossetto e lacca per giungere ad una maturazione che passa attraverso la vendetta,la redenzione e la riscoperta delle radici.
Si superano in fretta i primi minuti,si viene coinvolti come in una sorta di ipnosi in un road movie magico e semplice,sempre ironico e "strano" come le risatine del suo protagonista,il suo parlare lento e il suo sguardo perennemente annoiato.
Ad aiutare Sorrentino nella costruzione di scene spesso ai limiti della perfezione nel loro essere barocche o glaciali (come quella del concerto di Byrne,o delle diapositive dei campi di sterminio) c'è un cast di attori che sanno il fatto loro,come una simpatica McDorman e in una particina anche il mitico Harry Dean Stanton,uno che una parte marginale ma importante ce l'aveva pure in un road movie semplice ma geniale di un altro grande artista di nome David Lynch.

L'essere riusciti ad andare al di là del trucco e della stranezza di un personaggio come Cheyenne mettendone a nudo l'anima vuol dire aver centrato l'obiettivo finale del film,costruendo un'altra maschera tragicomica dalla premiata ditta Sorrentino/Penn.
Perché inutile dire che This Must Be The Place è Cheyenne-centrico, come il Divo era Andreotti-centrico e Le conseguenze dell'amore sempre incentrato sul suo personaggio principale,e chi si aspetta qualcos'altro rimarrà solo deluso dal film.

Vabbè,chissà se riuscirà a prendere qualche oscar. Penn sicuramente sarà in lizza,ma per quanto mi riguarda Sorrentino è quanto di meglio c'è sulla piazza e dovremmo esserne fieri.

9 perché uscendo dalla sala mi sono sentito bene,cosa che mi capita solo con un certo genere di film.