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UN POLIZIOTTO DA HAPPY HOUR regia di John Michael McDonagh

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  08/09/2014 11:51:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vade retro titolo italico. La pellicola di John Michael McDonagh (da non confondersi con il quasi omonimo Martin McDonagh di "In Bruges" e "7 Psicopatici") secondo la distribuzione italiana sarebbe più o meno una commedia demenziale per adolescenti decerebrati.
Niente di più sbagliato, per ridere si ride, ma amaro; Brendan Gleeson (bravissimo) è un poliziotto cinico, apatico, disilluso, dedito all'utilizzo di alcol e droghe e con il vizietto delle prostitute. Insomma interpreta la legge un po' come vuole, eppure ha un senso del dovere da non sottovalutare, soprattutto se risvegliato dai suoi superiori che giunti dalla città pensano di saperla lunga rispetto ad un anonimo tutore dell'ordine di campagna.
Il nostro corpulento protagonista non tarderà a mostrare il contrario in un panorama naturale tipicamente irlandese dai toni grigio/verdi, in cui il narcotraffico sembra fuori luogo come tutte le figure in campo, a partire dai criminali, tanto spietati quanto bizzarri nel disquisire di letteratura, filosofia e di altri temi alti.
McDonagh centra il bersaglio dribblando i clichè, fondando sulla comicità, la bizzarria e le contraddizioni dei personaggi la sua pellicola di debutto; restituendo un senso di vuoto ed inadeguatezza che si riflette persino negli impareggiabili duetti tra il protagonista e il suo compare, l'agente Wendell Everett del FBI ( Don Cheadle) col quale, soprattutto in principio, non saranno poche le incomprensioni causate soprattutto dal colore della pelle e dalla provenienza del collega. Situazione tipiche da buddy-movie con sbirri quindi, ma personalizzate efficacemente attraverso uno humor corrosivo e piuttosto scorretto.
Molto azzeccati i riferimenti al genere western, soprattutto nel finale si respira un'epica di altri tempi mentre gli unici veri eroi, pur con le loro debolezze, si mettono al servizio di una giustizia interpretata in modo stridente ma animato da un obiettivo comune: il trionfo del bene.
Anche la parte investigativa scansa le regole del genere con McDonagh animato da uno stile in fin dei conti semplice, sottilmente malinconico e vivace nella definizione di un mondo arcaico e immoto "inquinato" dal malaffare. Esplosivo l'epilogo, tra l'altro per nulla scontato.