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A DANGEROUS METHOD regia di David Cronenberg

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Ciumi     7 / 10  04/11/2011 19:48:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se viene spontaneo un raffronto con le opere di un tempo, è soprattutto perché i temi sono gli stessi di un tempo. Ma l'erotismo, le perversioni, le angosce, le ossessioni maturano anche loro (invecchiano magari); il furore visionario di qualche anno fa non c'è più. Eppure è proprio da quel "passato" che comincia "A dangerous method". Nella prima parte, l'autore costringe la sua attrice principale a una serie di smorfie. Ma questa, la più viscerale, oggi è la parte che esce meno bene. E' un'introduzione che si affretta a sedarsi, per dare spazio a una storia fatta di dialoghi, di pochi fatti, di corrispondenze, di sogni raccontati e non visti, di sequenze che procedono come sedute psicanalitiche, sopra lo sfondo di una fotografia quasi terapeutica e rilassante. Quieta solo in apparenza. Le pulsioni, recondite, violente, attraverso la complessità delle relazioni tra le tre personalità in gioco (quattro in verità), che si attirano e si respingono, vincono ancora le teorie e, vagheggiando una libertà improbabile, mirano infine all'annientamento, al piacere nel dolore, alla morte. - Una barca veleggia rosso carne sopra un mare azzurrissimo.

Nell'ultima inquadratura Cronenberg sembra specchiarsi in Jung: sente in fondo a sé ancora il ribollire della antica passione; ha cancellato il nome del padre; la notte, in preda a incubi apocalittici, dorme poco; siede, è placido, assorto e inespressivo - torna in mente l'ultima desolante seduta a capotavola di un uomo in "History of violence".