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LA PELLE CHE ABITO regia di Pedro Almodovar

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elio91     8 / 10  26/06/2012 14:51:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il corso che ha intrapreso l'ultimo Almodovar mi piace molto, certo di più di quello della giovinezza da molti (troppo?) osannato.
Non credo di esagerare a dispetto del parere di molti se inerisco La Pelle che Abito tra i migliori del regista spagnolo. In termini di gradimento credo sia superato di poco da Volver e Legami, certamente da Parla con Lei che rimane insuperato tutt'ora. Ed è proprio con Legami e ad una sorta di parallelo tra le due opere che si può capire quanto sia cambiato il cinema di don Pedro dopo la flessione per buona parte dei '90.
Legami era la storia di uno psicopatico ossessionato dall'amore per un'attrice, l'amor fou neanche tanto velatamente surrealista inserito in una cornice di "normalità". Il "normale", nel cinema dello spagnolo, riguarda sempre la struttura: sia essa quasi sempre mèlo, a volte con toni da commedia oppure commedia vera e propria, riesce a normalizzare la diversità rendendola parte del quotidiano; forse per questo alcuni si approcciano al suo cinema senza capirlo, peggio ancora poi quando cercano di rendere generiche le storie (amorali) che racconta con una maestria oggi ai limiti del virtuosismo, pieno di flashback e salti in avanti repentini e "tecnicistici".
La Pelle che Abito condivide con Legami il protagonista Banderas, ritrovato dopo anni e che sfodera una bella prova che ci fa ricordare che dietro le maschere degli Zorro o del belloccio affibbiatagli dal cinema USA si nasconde(va) un attore di tutto rispetto. Personaggio rassicurante il suo, reso crudele da un sentimento di vendetta e che non ci spaventa neanche quando inizialmente lo scopriamo freddo, enigmatico, autoritario in una casa esteticamente livellata come lo stesso film, come lo stesso lavoro da chirurgo che sta alla base della vicenda. Almodovar è il Ledgard del suo film.
In tal senso questa sua ultima fatica si distanzia molto da tutto ciò che ha fatto in precedenza. Non ricordo nel suo cinema toni tanto pesanti, cosi comicamente angosciosi, con un'ironia che non spiazza più facendo ridere ma rendendo il tutto ancora più coerente con la storia raccontata. è una cornice thriller in tutto e per tutto, non si ride mai.

Al centro, il tema principale della pelle e l'ossessione (carnale); il titolo meraviglioso calza esattamente come quella pelle inventata da Ledgard, pelle che diventa prigione: sua e della sua vittima/carnefice incosciente di un dramma in cui l'ambiguità la fa da padrone.
Si dovrebbe e potrebbe ridere, dopo tutto, dell'ironico cinismo di uno sciupafemmine evirato a forza e reso il suo contrario, ma il tono greve lo impedisce. E mai, neanche quando l'uomo "tigre" assale la fortezza del novello dottor Frankenstein si alleggerisce l'atmosfera ma contribuisce ad acuirne la pesantezza.

La sensazione è che un film tanto "calzante" (il termine non è scelto a caso) sia il preludio, dopo il minore sugli abbracci spezzati, a film che ci potranno regalare soddisfazioni enormi.
Peccato che molti non abbiamo apprezzato la (troppo brusca?) virata del cinema di Almodovar, appunto dopo un lavoro che girava fin troppo sui temi del suo cinema.
La Pelle che Abito a tratti sembra, negli stacchi da flashback, nel finale da melodramma, nelle grottesche situazioni e nei titoli di testa, parodia ed iperbole dello stesso cinema di Almodovar. Forse è cosi. Forse la sicurezza di poter "lavorare" sull'estetica dei suoi lavori, sulla loro pelle, giocando con altri generi, ha dato una consapevolezza allo spagnolo che prima non aveva. Vedremo se saprà sfruttarla visto che ci ha abituato a sorprenderci.
wallace'89  26/06/2012 22:28:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tsk tsk.....il commento sarà anche, per usare un termine congeniale, "calzante".....ma non mi dici nulla sulla Anaya e sui suoi occhi immensamente splendidi e epsressivi?!?

Perdi punti...
XD
elio91  27/06/2012 10:32:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E beh... però c'è da dire che dalla "rivelazione" a metà film è come se avessi rimosso l'attrice vedendola solo come un veicolo vuoto, un guscio che imprigiona l'altro attore. La forza di questo film di Almodovar sta anche in questo.
Bravissima attrice oltre che di una bellezza unica, certo la migliore; anche più di Banderas.
wallace'89  27/06/2012 14:49:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
è doppiamente brava! Perché nonostante interpretasse un uomo mi sono innamorato comunque di lei/lui senza che il problema naturalistico delle identità sessuali (mutevoli) si frapponesse tra me e l'oggetto del desiderio. Più che rappresentare solo un guscio vuoto, era la nuova vibrante forma in grado di liberare e formare un più intenso personaggio. E questo è, ovviamente, in sintonia con la poetica almovodoveriana che sfrutta il pretesto della trama noir, in cui nonostante la nuova identità della Anaya sia frutto di una vendetta, mette sostanzialmente in gioco quelle identità sessuali mutevoli che sono caratteristiche del suo Cinema; che qualunque sia il loro percorso sono alla fine in cerca di accettazione...
elio91  27/06/2012 16:51:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si, però io continuerei a parlare solo di nuova forma mentre in realtà l'ho visto come l'uomo che era costretto con una violenza inenarrabile a cambiare suo malgrado. Restando lo stesso al di là degli interventi.
Comunque Almodovar qui ha fatto veramente un gran lavoro, la media è fin troppo bassa.