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L'ULTIMO TERRESTRE regia di Gianni Pacinotti

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pier91     7½ / 10  01/04/2012 23:31:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gipi studia ogni inquadratura come se dovesse prima disegnare la scena, poi girarla. La fluidità ne risente, è vero, nonostante abbia molto apprezzato l'andatura scattosa e frammentata del film. Se non altro perché vi intravedo qualcosa di autenticamente sperimentale. Anche nel raccontare una tematica trita come la solitudine si nota una sensibilità inconsueta. Il protagonista ha scelto l'emarginazione, ma è stato scelto a sua volta: solitudine come meschina abitudine. Non guarda l'altro, lo spia. E' terrorizzato (sebbene neghi) da una possibile invasione della sua prigione privata. Non è atarassico, perché anzi sente e profondamente, ma ha cucito una fitta rete di giustificazioni, per lo più assurde teorie misogine, pur di tutelare se stesso dai rischi che ogni incontro comporta. Così vivendo ha idealizzato se stesso, lo ha trasfigurato in un personaggio sì schivo e impacciato, ma anche indorato di assoluta incorruttibilità. L'acclamato arrivo degli alieni innesca una serie di eventi che sconvolgono la mediocre serenità di Luca e lo scaraventano nella realtà. Ne viene inevitabilmente inquinato (anche un sentimento apparentemente solido come l'amicizia va a farsi benedire). Del resto è facile essere brave persone nel chiuso di una casetta, protetti dalle logiche pericolose del gruppo.
Luca realizza finalmente che il vero alieno è se stesso. L'origine del dramma continua però a sfuggire, sino alla terribile confessione paterna. La traumatica rivelazione coincide con una riabilitazione. In un finale schiuso il protagonista sembrerebbe accedere alla più concreta forma di felicità, quella partorita dalla disillusione.