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MIDNIGHT IN PARIS regia di Woody Allen

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Sybil_Vane     7 / 10  21/11/2013 12:52:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il tour europeo di Woody Allen si lascia alle spalle Londra e Barcellona e approda in territorio francese; cambia la location, ma il bagaglio è sempre quello: c'è il triangolo amoroso, la critica sottile, la parlata balbettante, la città che non è solo città ma che è parte della storia, il disagio sociale del suo protagonista. Capisaldi della cinematografia alleniana, direbbero gli estimatori; roba trita, liquiderebbero i più critici. Tutto vero. Eppure, prevedibili tòpoi a parte, "Midnight in Paris" è anche il canto del cigno della filmografia di Woody Allen, l'ultima scintilla di originalità del regista di newyorchese, che dopo il fallimento di "Incontrerai l'uomo dei tuo sogni"(2010), torna alla ribalta e addirittura acchiappa l'Oscar.
"Midnight in Paris" percorre due binari paralleli, uno di giorno e uno di notte, uno passato e uno presente: Owen Wilson è Gill Pender, sceneggiatore americano con velleità letterarie, sognatore ingenuo e irrequieto che dal suo presente non si sente capito, e che sogna piuttosto di vivere a Parigi, nei suoi gloriosi anni '20. Gill ha una fidanzata, Inez, classico esemplare di alto-borghese viziata e superficiale dalle smorfie irritanti e dalle troppe pretese. I due paiono affiatati all'inizio, diversi ma affiatati. La loro relazione declina proporzionalmente al procedere di Gill, trait d'union tra i due mondi, lungo il secondo binario della vicenda: la magia di Parigi si manifesta allo scoccare della mezzanotte, quando Gill scivola nel tempo a bordo di un'auto d'epoca e si ritrova proprio in quegli anni '20 che avrebbe tanto voluto vivere.
Lo spettatore incontra con lui i Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Dalì, e molti altri talenti che sono poi gli idoli artistici dello stesso Allen, entra a far parte dell'ambìto circolo di Gertrude Stein, e intreccia una relazione platonica con la bellissima Adriana. Allen si diverte a immaginare come sarebbero potuti essere i geni di quell'epoca, e li descrive ognuno con una predominante e divertente peculiarità.
Alla caratterizzazione quasi macchiettistica dei personaggi del passato corrisponde però una più prevedibile rappresentazione di quelli del presente, i cui quadretti corali (peraltro godibili anche se più scontati) fungono soltanto da ponte al vero teatro della vicenda.
L'obiettivo di Midnight in Paris è infatti quello di mettere in scena, nel senso più didascalico possibile, l'insanabile soddisfazione di fondo avvertita dall'artista, che si rifugia nel passato per sfuggire al suo presente, e che cerca in quel passato il benessere e l'appagamento che non trova nella sua realtà.
A Owen Wilson, l'artista, viene affidato l'ingrato compito di fare l'alter-ego di Woody Allen, sebbene un po' più belloccio e un po' meno paranoico; spalla di Wilson un cast di grandi nomi, tra cui spiccano Marillon Cotillard-Adriana, Adrien Brody-Dalì e Rachel Mc Adams-Inez (è vero, c'è anche Carla Bruni, sulla cui utilità ed interpretazione però non mi pronuncio per decenza).