Larry King 7 / 10 19/12/2011 16:53:17 » Rispondi Dopo un'inizio stile "Manhattan" con una serie di cartoline sulla città, assistiamo ad una trasferta parigina di "Anything Else"in cui rimpiangiamo Jason Biggs e Christina Ricci. Tutto già visto, fino a che il film prende una direzione diversa, e partecipiamo ad un Back to the Future un po intellettualoide, quindi lievemente pretenzioso (quanti hanno colto a pieno le citazioni presenti?) ma senza dubbio leggero e francamente divertente. Ossessionato più che mai dalla propria morte, almeno da un paio di film a questa parte, Allen tenta la via all'immortalità non attraverso improbabili compagnie femminili e patetici tentativi di ringiovanimento, ma con un recupero della personale age d'or, che gli consenta di rimanere per sempre all'interno di un quadro che non invecchia mai. La soffitta di Dorian Gray è per lui rappresentata da una presa di coscienza di un'ideale che non esiste, anche se rimane la convinzione che è pur sempre bello sognare, o almeno seguire la propria indole e non tradire se stessi. Meglio una vita non eterna, ma priva di rimpianti. Da vedere e rivedere almeno una volta in originale, in quanto il doppiaggio alla Closeau non gli rende giustizia (Carla, con l'accento sulla a, si doppia da sola probabimente, ma questo non depone a suo favore).
Mancano le battute tipiche alla "Woody Allen" anche se l'investigatore privato che si ritrova a Versailles e il quasi suocero che lo congeda, invitandolo a salutarli Trotzsky, sono momenti veramente esileranti. L'apparizione di Dali, con un monumentale Adrien Brody, è il momento più alto del film. Quello (ce se ne sono un paio)meno convincente, coincide con l'apparizione nei panni di una guida turistica, di un ex top model di origine italiana, di un cui non ricordo il nome.