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CAPTAIN AMERICA: IL PRIMO VENDICATORE regia di Joe Johnston

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Dom Cobb     9 / 10  22/08/2016 13:10:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stati Uniti, 1943. Il giovane smilzo Steve Rogers desidera ardentemente entrare a far parte dell'esercito e contribuire in maniera attiva all'andamento della guerra. Quando lo scienziato Abraham Erskine lo sceglie come primo soggetto in un sottoprogramma per creare un supersoldato, Rogers coglie l'occasione al volo, e in men che non si dica si ritrova iper-pompato: dopo un primo periodo passato a fare da semplice oggetto di propaganda, dovrà vedersela con la divisione scientifica nazista, l'HYDRA, e il suo capo, il sadico Teschio Rosso...
Se c'è un supereroe in particolare che proprio non riesco a sopportare, ancora meno dei più famosi Superman ed Hulk, quello è proprio Captain America, per motivi che appaiono subito chiarissimi soltanto leggendone il nome: la quantità di superbia e cieco patriottismo americano che trasudano da esso me lo ha reso immediatamente antipatico, anche senza mai sfogliare un qualsiasi albo nel quale fosse presente come protagonista o come personaggio di supporto. Per questo ho storto il naso alla notizia di un adattamento cinematografico, all'epoca quando l'Universo Cinematografico Marvel ancora non si era del tutto concretizzato e forse neanche gli davo così tanta importanza, e ovviamente l'ho evitato. Quel che è successo dopo è la solita storia, la curiosità che alla fine l'ha vinta sullo scetticismo e che mi ha spinto a recuperarlo in streaming, sperando al meglio in un paio d'ore di intrattenimento stupido e retorica americana da vomito.
Diavolo, se mi sono sbagliato.
Questo è, senza mezzi termini, uno dei migliori film della famigerata "fase uno", anzi forse il migliore in assoluto, ed è tutto dire considerando il supereroe che sta al centro della vicenda. Ora, tralasciando doverosamente tutta la folta schiera di tecnici e lavoratori a questo progetto, ingaggiare Joe Johnston come regista per un film ambientato quasi interamente durante la Seconda Guerra Mondiale è stata una scelta brillante: già in precedenza egli si era cimentato nella ricreazione degli stessi ambienti nel semisconosciuto Rocketeer, e lì come anche qui dona al film un'atmosfera molto simile agli Indiana Jones di spielberghiana memoria, al punto che, di primo acchito, la si potrebbe anche prendere per una produzione di Spielberg (non è un caso che Johnston si sia fatto le ossa sotto la sua ala come tecnico degli effetti speciali).
Ma al di là dell'atmosfera e della minuziosa ricreazione dell'ambientazione anni '40, con tanto di nazisti caricaturali nel ruolo di cattivi, questo Captain America se la cava in maniera più che dignitosa anche negli altri campi: da una parte, gli effetti speciali sono a tratti semplicemente sbalorditivi,


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mentre in altre circostanze, specialmente nella creazione di mezzi e veicoli, si fanno vistosi e vagamente cartooneschi, probabilmente una scelta voluta per restituire parte delle atmosfere pulp del fumetto originario ed enfatizzata anche da una fotografia dai colori un po' desaturati.
Gli attori si comportano molto bene nei ruoli che gli vengono affidati: Evans a volte risulta leggermente monotono, ma mai fino al punto di diventare noioso, c'è sempre una nota sincera e convinta nella sua performance che aiuta a guardare oltre le difficoltà di un ruolo, quello del coraggioso dal cuore d'oro, non proprio complesso. Sotto questo aspetto aiuta molto concentrarsi sull'elemento più naif del personaggio, e la sua inesperienza in certi campi (come quello romantico). Per il resto, si distinguono un coriaceo Tommy Lee Jones e soprattutto Hugo Weaving, che si diverte vistosamente a dare vita a un cattivo che più caricaturale e sopra le righe come soltanto un villain da fumetto può essere, caratterizzato tra l'altro da un trucco (make-up) sorprendentemente dettagliato e convincente.
Ma forse, l'elemento migliore è costituito dal versante narrativo, e in specie da una sceneggiatura particolarmente intelligente: i creatori del film sanno quanto il concetto del protagonista sia fondamentalmente ridicolo, e quindi non mancano di ridurre il più possibile ogni accenno di patriottismo, senza risparmiarsi delle frecciatine satiriche qui e là,


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e concentrarsi su ciò che è importante. E' l'umanità del protagonista, il suo essere un semplice ragazzo del Brooklyn a rendere interessante e godibile una vicenda potenzialmente ostica (Rogers vuole partecipare alla guerra non per uccidere nazisti, né per portare alla gloria la sua nazione, ma solo perché lo sente come un suo diritto), e grazie anche a dialoghi al di sopra della norma, ciò viene comunicato con successo allo spettatore.
Poco importa se, nella seconda parte del film, i toni riflessivi della prima vengono per lo più abbandonati a favore di una serie quasi ininterrotta di comunque ottime scene d'azione,


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o se, alla fine, il film si rivela essere non più di un riempitivo per presentare alcuni personaggi, concetti e oggetti importanti nel futuro Avengers: l'avventura è così godibile, le libertà di adattamento così intelligenti, le interpretazioni così genuine senza strafare e la regia così solida, che questi elementi non pesano. Captain America è ben lontano dall'essere uno dei massimi esempi del genere (ce ne sono altri molto migliori), ma considerando il materiale di partenza, dal quale chiunque avrebbe giurato di non poter ricavare nulla di decente, il risultato finale non può che impressionare.