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13 ASSASSINI regia di Takashi Miike

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elio91     8 / 10  03/07/2011 18:28:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il commento contiene spoiler.


Il ritorno in grande stile di Miike.
Solitamente abituati ai suoi eccessi visivi ancora una volta non vi rinuncia ma dimostra la sua ecletticità infinita andando a raccontare di samurai e del Giappone feudale a modo suo,dando al tutto un sapore epico che non stona mai. E per quanto contenuto nella violenza splatter e pesante dei suoi film più famosi e controversi,inutile dire che praticamente il film è diviso in due parti distinte e ben separate: la prima è lenta e misurata,si conoscono i vari samurai che tenteranno di compiere l'impresa ma non mancano momenti di crudeltà e violenza neanche qui,per quanto si limitino a mostrare le nefandezze compiute da Naritsugu; la seconda parte ed è in pratica un'ora di pellicola è la lunghissima battaglia decisiva,adrenalinica e da seguire fino al finale intenso.
Una violenza quindi sempre presente ma ancora una volta non centrale,l'ennesima dimostrazione di come il cinema di questo regista sia stato etichettato troppo velocemente con il marchio semplice e superficiale di "violento" quando di certo non è sua intenzione compiacere il pubblico,né dargli emozioni facili per quanto siano forti e dirette come un pugno nello stomaco.

Due ore sono molte ma Miike non riesce nell'impresa di conferire a tutti e 13 i samurai un carattere che li distingua l'uno dall'altro,ci riesce soltanto in parte. Abbozza perfettamente però per quei pochi il loro senso dell'onore,i loro obiettivi e alcuni,come il protagonista saggio Shinzaemon,si imprimono bene nella memoria. Invece chi davvero risulta spaventoso da subito per la crudeltà e l'orrore di cui gode in continuazione è Lord Naritsugu: ancora una volta il prototipo della crudeltà miikiana,senza senso,folle ma soltanto perché quest'uomo non ha mai provato su sé stesso il dolore e la morte come spiega felicemente il finale,e quindi li infligge con un piacere abominevole.
Ancora: 13 Assassini è anche un interessante critica al codice samurai; d'altronde ad affrontarsi sono due samurai pieno del loro senso dell'onore ma che hanno deciso entrambi di perseguire un'ideale diverso,e per questo diventa davvero difficile capire come Hambei possa proteggere un padrone spietato, questo perché ancoràto a codici che ormai non possono più garantire giustizia. Il finale crepuscolare in cui i due sopravvisuti decidono di seguire (forse) una strada diversa dal diventare samurai parla del tramonto di un'epoca,ma il sorriso enigmatico finale con il quale si chiude la vicenda rimane comunque una nota ambigua...
Quanto al samurai indisciplinato che sembra tornare dalla morte,inutile porsi tante domande: una delle trovate grottesche e fuorvianti di Miike,una piccolissima dimostrazione del suo stile che,unita a tanti altri momenti inquietanti o nonsense (la donna mutilata,la famiglia sterminata con perversione da Naritsugu) rende anche questo film diverso da tutto il resto che c'è in giro.

Diverso nonostante sia frutto di un palese miscuglio di citazioni a Kurosawa e anche ai western: solo il Mucchio Selvaggio prima d'ora conteneva una sequenza impressionante di battaglia suicida con una tale potenza di autodistruzione (sia chiaro che quella del film di Peckinpah rimane unica nel suo genere ed innovativa). Quanto a Kurosawa,inutile dire che i suoi 7 Samurai e tutte le pellicole in cui ha esplorato a modo suo quel mondo del Giappone feudale fungono da spunto per la storia,ma Miike non è stato il primo a prendere dall'Imperatore e non sarà l'ultimo.

Confido in un premio importante per Miike prima o poi,di certo se 13 Assassini avesse vinto a Venezia,per quanto non sia il suo lavoro migliore,non credo ci sarebbe molto da ridire.