Dom Cobb 6½ / 10 06/05/2014 22:50:03 » Rispondi Ormai fuori dal college, il giovane Sam Witwicky sta sudando sette camicie per trovare un lavoro, lamentando la propria condizione nonostante le mille onorificenze ricevute dal governo per le azioni compiute nei primi due film. Ha anche una nuova ragazza, Carly, che lo ospita temporaneamente sotto il suo tetto. Nel frattempo, il Nest, team di umani e Autobot, scopre un complotto ordito dai sempre presenti Decepticon, un complotto nel quale finisce invischiato anche Sam e che riguarda la Luna, le missioni spaziali americane e sovietiche degli anni '60, un'astronave Autobot e dei misteriosi pilastri... Per chi non lo sapesse, qui affermo e confermo di essere tuttora un fan della saga filmica sui Transformers filmata Michael Bay: i primi due film, in particolare, credo che rappresentino l'apice nel genere dei popcorn-movie senza cervello tutto azione ed effetti speciali, nei quali lo spettatore qualunque possa trovare scontri, ritmo elevatissimo e spettacolarità a iosa. D'altra parte, non posso negare che, con questo terzo capitolo, la qualità del franchise inizi a calare vistosamente. Il problema è da attribuire in gran parte alla sceneggiatura, sebbene anche la regia abbia giocato un ruolo di una certa importanza. Partendo dalla prima, risulta evidente l'intenzione di esorcizzare il fantasma maligno (per me inesistente) del precedente film, odiato pressoché da tutti: ecco dunque che lo sceneggiatore Ehren Kruger ci si mette d'impegno e sforna una signora trama, forse imperfetta, addirittura bucata come un' Emmentahler, ma comunque coerente nella sua assurdità, per non dire cervellotica. Troppo cervellotica. Perché la quantità d'informazioni necessaria a seguirne lo sviluppo è tale che in tutta la prima ora l'azione è ridotta praticamente a zero,
Salvo un paio di momenti dalla durata massima di un minuto, giusto per ricordare al pubblico che sì, i robot combattono in questo film.
a tutto vantaggio di conversazioni su conversazioni su conversazioni. E qui sorgono altri due problemi: da una parte, il fatto che la trama stessa sia costruita in modo tutt'altro che fresco e brioso, soffocando qualsiasi speranza di un benché minimo colpo di scena o rivelazione che renda lo svolgimento in qualche modo più interessante,
Prendo come esempio lampante i primi dieci minuti, da molti stranamente considerati i migliori: certo, l'idea di ricorrere ai filmati d'archivio per costruire il background di tutta la vicenda è interessante, ma per quale motivo esporre ogni cosa in un mega-spiegone iniziale? In questo modo, lo spettatore è già al corrente di circa l'80% di tutta la storia, rendendogli molto più facile prevederne gli eventuali sviluppi.
dall'altra il fatto che le dette conversazioni siano in gran parte costituite da battutine e gag slapstick che solo raramente vanno a segno, e quasi tutte di dubbio gusto.
Certo, carina l'idea del malinteso sul rapporto sessuale in bagno, ma ormai è una gag così vecchia (e, francamente, in questo caso neanche così divertente) che, ormai, nessuno ci ride più. I genitori di Sam appaiono e scompaiono senza motivo, per di più con battute una più penosa dell'altra, mentre i tentativi dello stesso Sam di essere divertente scadono nell'irritante, come quando si mette a urlare senza motivo perché non lo lasciano entrare al Nest. E come non parlare di quei fastidiosissimi robottini che vivono in casa di Sam? Si salvano solo John Turturro e una o due battute da incorniciare: "E' cirillico... sembrano quei tasti che non premi mai sulla calcolatrice!" "Non mi chiami signora, non sono una signora". "Be', è una donna, almeno?"
In altre parole, la sceneggiatura si prende così tanto tempo per questi siparietti e in spiegazioni per chiarire la trama che viene meno l'interesse per ciò che accade anche da parte dello spettatore più paziente, anche perché a risentirne sono proprio i momenti riservati allo sviluppo dei rapporti fra i personaggi: il legame che unisce Optimus al mentore Sentinel è appena accennato, mentre la maggior parte degli altri personaggi robotici è messa sullo sfondo, quasi a fare da cameo.
Tanto che la morte di Ironhide o il tradimento di Sentinel giungono con un senso di generale indifferenza.
Non aiuta, poi, il modo in cui i dialoghi sono scritti: si cerca di dargli un tono più maturo e più serio, si cerca di puntare sull'epico nei momenti che dovrebbero essere di pathos e sul "non ridanciano" in quelli che dovrebbero mandare avanti la trama o approfondire i singoli personaggi,
L'aspetto romantico non è mai stato interessante prima d'ora in questi film, ma qui si tocca veramente il fondo perché si cerca di dargli un peso drammatico. Un errore fra i tanti.
e tutto ciò provoca un effetto boomerang: sceneggiatore, produttori e regista sembrano aver dimenticato che il punto forte dei primi due capitoli era non prendersi troppo sul serio, aspetto che, dopo i risultati giudicati disastrosi col secondo capitolo, sono stati evidentemente scartati. Ma, soprattutto, la pessima gestione dello script fa sì che il tutto risulti "compresso", si ha la costante sensazione che non ci sia il tempo di soffermarsi sui singoli momenti e tali momenti, di conseguenza, volano via, in senso letterale, complice un montaggio che, di tanto in tanto, da la sensazione di star guardando un trailer.
Come non citare il finale? Anzi, mi correggo, il momento in cui il film si interrompe perché manca di un vero finale. Per non parlare della scena dell'assassinio da parte dell'avvoltoio.
Per quanto riguarda la regia, ad essa sono da imputare le pecche delle scene d'azione, che dopo la prima ora e dieci minuti finalmente arrivano: innanzitutto, posto che l'azione stessa, in conseguenza del confusionario script, sia bilanciata malissimo, spostata com'è interamente nella seconda parte, essa è priva di tensione e, generalmente, manca di mordente. Bay si affida troppo alla tecnica dello slow-motion, senza il quale i singoli scontri fra robottoni durerebbe circa una manciata di secondi: i rallentamenti sono tali e tanti da snervare, togliendo interesse per il combattimento in sé; un considerevole "aiuto" viene anche da un reparto effetti sonori sorprendentemente pigro e monocorde.
Insomma, il rumore dei laser che sparano, i pugni e i calci e le esplosioni sembrano tutti uguali al suono. Persino gli effetti sonori nei loghi di apertura sono molto meno "ispirati" dei precedenti.
Poi, per mettere il dito nella piaga, i combattimenti fra robot sono molto pochi, dato che Bay, soprattutto nel finale, sembra preferire concentrarsi sulle peripezie dei soldati umani e dei protagonisti umani fra i grattacieli di Chicago, sfruttando effetti 3D sicuramente ben fatti, ma oggettivamente fini a sé stessi. Del reparto di attori non c'è molto da dire, se non che la sostituta di Megan Fox, con quelle labbra rifatte e l'espressione vacua, francamente non si può vedere; per il resto, gli altri fanno ciò che possono (o vogliono). L'unico che sembra divertirsi almeno un po' è John Malkovich, oltre al già citato Turturro. In effetti, la sensazione è che nessuno dei membri principali dello staff creativo (regista, sceneggiatore, compositore, dato che anche la musica di Steve Jablonsky non è niente di che), avesse veramente voglia di fare questo film. Ed è proprio questo che il film sembra, svogliato. Certo, la confezione resta eccezionale, come blockbuster è una vera gioia per gli occhi; e anche se, a conti fatti, per gli amanti del genere non è affatto insufficiente (ci sono abbastanza azione ed effetti speciali di ottima fattura per questo), allo stesso tempo è di molto inferiore ai precedenti lungometraggi. Speriamo per il quarto...