strange_river 7½ / 10 21/08/2011 19:31:23 » Rispondi Rivisto recentemente, mi ha riconfermato le impressioni ricevute la prima volta. Forse Moretti aveva bisogno di esorcizzare le sue peggiori paure di fronte a quel lutto che può annullare il significato tutto dell'esistenza di una persona e lo ha affrontato di petto, mostrandolo senza ritegno. Una famiglia borghese, intelligente, aperta, acculturata, di cui uno dei massimi divertimenti è fare tutti assieme in cucina le versioni di latino, si ritrova completamente disgregata dalla perdita, dalla morte del figlio, incapace di accettarla, annichilita e chiusa nell'affrontarla dentro di sé. E cosa c'è di peggio che affrontare il vuoto? Quel vuoto che emerge e con cui tutti debbono per forza fare i conti. Moretti non va più in là, non ne fa una critica feroce alle contraddizioni della classe a cui appartiene, alle apparenze delle esistenze, sa di farne parte e solo si limita impietosamente a far emergere il senso di precarietà assoluta che ognuno di noi tanto fa per dimenticare. Atroce la solitudine del finale, sottolineata dal bellissimo pezzo di Brian Eno.