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CORPO CELESTE regia di Alice Rohrwacher

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  29/06/2011 01:03:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stranamente i due film italiani più importanti dell'anno, l'ultimo Moretti e questo notevole "Corpo celeste" sono affiliati da motivazioni più o meno anticlericali. Ciascuno a modo suo. In effetti su entrambi grava il monolitismo di un potere ecclesiastico - quello dell'Iconografia Vaticana o delle tradizioni "di formazione" religiosa, che resta commovente per il rispetto che cerca invano di diffondere. La particolarità del bel film d'esordio della Rohrwacher sta tutta nell'affrontare un tema che non è nelle corde di TUTTI noi, tutt'altro, ma con tante di quelle sfumature e riflessioni da suscitare tante reazioni e dibattiti. Sembra di vedere un film di Giorgio Diritti girato nel sud-Italia. Il difetto sta forse tutto nel personaggio di Marta, ragazzina che forse aspira a una crescita diversa, ma che forse le sue (tarde, quasi sobrie) ribellioni non riescono a esprimersi totalmente. Sono inquietudini giustificate da un mondo compresso dove i giovanissimi imparano a conoscere Cristo senza sapere il perchè, dove quel mondo allude a una protezione falsificata, coercitiva, ingannando la verità anche nello sviluppo naturale/evolutivo del corpo femminile (le prime mestruazioni di Marta, per esempio).
Tutto il film è segnato da piccoli e grandi gesti (uno schiaffo, i voti di scambio del parroco, il bagno dei piedi, il taglio dei capelli, il crocifisso buttato in mare) dove si oppone e impone una spiritualità anacronistica e qualunquista (gli occhi bendati possono appartenere benissimo ai rituali del buddismo o taoismo) che tenta disperatamente di sopravvivere in un mondo di precarietà economico-sociale, di immigrazione selvaggia (cfr. i marocchini sono quel "nuovomondo" con cui Crialese rivede il nostro, di passato), di familismo asservito a una rassicurante ma dannosa crescita catechista.
Niente più campetti da calcio, cinema parrocchiale, chitarristi come ai tempi in cui un patronato era (al di là della fede) un forte stimolo di aggregazione giovanile.
Tutto sembra alludere a un rituale (cfr. la bambina che balla la musica latina sembra una versione all'italiana del delizioso Little miss sunshine) che porta indirettamente alle utopie del passaggio medianico, lo sfarzo televisivo. persino lo stesso Cristo in croce evento da trasmissione populista/popolare della Rai della domenica mattina.
Eloquente in questo caso la sequenza del bimbo che gioca a Star Wars o la figura di Don Mario, straordinario nel suo modo di negare la sua scarsa spiritualità