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THE TREE OF LIFE regia di Terrence Malick

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Pasionaria     5½ / 10  14/06/2011 18:15:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Visto ieri sera e ancora fatico a metabolizzarlo. Primissima impressione: banalmente incomprensibile Seconda impressione ( iniziata la digestione) : Natura o Grazia? Natura e Grazia? Natura è Grazia? Mah!
Scrivo questo con un certo imbarazzo, poiché commentatori eccellenti di questo sito( ai quali spesso faccio riferimento e che sovente ritrovo nei gusti e nei pensieri) l'hanno apprezzato molto, alcuni considerandolo quasi un capolavoro. E allora mi chiedo, cosa non sono riuscita a cogliere?
Ho letto perciò l'accurata recensione di JT, scritta con una chiarezza e lucidità da applauso, la quale mi ha effettivamente fatto riflettere su sfumature filosofiche malickiane che mi erano sfuggite e mi ha convinto ad una possibile seconda visione con il richiamo a come il capolavoro di Kubrick "2001, Odissea nello spazio", all'uscita subì parecchie stroncature perché non compreso, per poi essere in seguito elevato ad esempio di Cinema sublime.

Devo dire che ho preferito lo stile di Malick in "La sottile linea rossa" che vidi due volte, appunto. Qui, quel suo incedere per sequenze discontinue fra illusione e realtà, fra universale e individuale, fra gnosticismo e panteismo mi ha abbastanza insonnolita piuttosto che risvegliare antichi torpori metafisici, antiche riflessioni filosofiche frutto dei miei studi universitari. E non sono state sufficienti le magnifiche immagini accompagnate da melodie ad hoc per rendermi partecipe della visione e me ne dispiace.
Il fatto è che il regista non ci lascia scelta, non dà spazio al dubbio o a personali riflessioni, ma ci impone fin dall'inizio la propria visione filosofica, simulando un quesito a cui ha già la risposta, ovvio che fin dall'inizio il regista sceglie la Grazia e su questa impostazione si sviluppa l'intera visione, approdando ad un finale poco originale, intuibile dal principio.
Ben strutturata, invece, tutta la parte sul rapporto tra i fratelli, sulle difficoltà della crescita e sullo scontro con la realtà delle relazioni con il modo esterno.
Quante riflessioni arcaiche e universali Malick ha voluto racchiudere in una solo film! Troppe
fidelio.78  19/06/2011 19:55:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
BEllissimo commento Rita. Mi sento molto in linea con te, anche se ho apprezzato molto il tentativo di andare oltre alla narrazione classica. Un film d'altri tempi direi... ma che comunque anche a me non ha convinto del tutto
Pasionaria  19/06/2011 23:09:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie, si, leggendo il tuo commento ho capito che non ti ha convinto, bel commento tecnico!
peter-ray  28/07/2011 10:31:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi piace questo commento, ma vedo anche qui che sfugge il particolare dei Girasoli sul final. Ma siete proprio sicuri che Malick avesse già la risposta nella Grazia?

Perché per me in quella scena finale ha totalmente rigirato la scelta, che a questo punto non è per nulla ovvia.

Non so se l'ha fatto apposta per giocare su questo dualismo, ma per me non è affatto una cosa irrilevante.
paride_86  16/09/2011 01:31:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pasionaria, perché dici che fin dall'inizio Malick ha scelto la Grazia e non la Natura?
Pasionaria  16/09/2011 16:13:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perchè fin dall'inizio, per scelta del regista, la grazia( amore, madre, famiglia) risulta lievemente prevaricante sulla Natura ( pulsioni, padre, lotta per sopravvivenza) e c'è un continuo ritorno di questa "preferenza" per l'intero film, quasi un suggerimento implicito per lo spettatore, che viene così preparato al gran finale.
Malick è un fine studioso di filosofia, esagera nel volere imporre le proprie convinzioni agli altri, attraverso il Cinema., dovrebbe in quanto regista essere meno pretestuoso.
jack_torrence  14/06/2011 18:28:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie per la citazione! Immeritata :)

Note in calce:

- il paragone con l'accoglienza tiepida riservata in origine a "2001" (mentre il paragone l'ho ridimensionato nel complesso; ho sottolineato più volte che il rimando è piuttosto a Tarkovskij che a a Kubrick), regge comunque sino a un certo punto. Personalmente non ritengo che questo film possa mai davvero assurgere nella considerazione futura degli appassionati di cinema, al livello di "2001". E se dovessero chiedermi: "perché?" io risponderei adesso con le tue parole: "Malick ci impone fin dall’inizio la propria visione filosofica, simulando un quesito a cui ha già la risposta". Non lascia il giusto margine nè all'ineffabile suggestione (come ne "la sottile linea rossa"), né alla geniale ambiguità per cui non si può dire, di "2001", nemmeno se sia ottimista o pessimista. Lì Kubrick aveva scelto di mettere al centro della pellicola un "significante puro, privo di significato evidente" (come il monolito nero), e di non spiegare assolutamente nulla verbalmente. Malick qui fa proprio il contrario. Segno del fatto di avere un sermone da fare, e una visione del mondo autoconchiusa, che si presta meglio a un trattato che a un'opera d'arte. Ma per fortuna, "The tree of life" è ancora un poema per immagini, e dunque un'eccellente opera d'arte, anche se qualche orpello e sovrastruttura lo soffoca.

- non credo neanche io che questo film si possa paragonare a "La sottile linea rossa", capolavoro indiscusso e tanto in equilibrio (pur nella complessità delle sue parti) quanto questo "The tree of life" è in disomogeneo squilibrio.

Pasionaria  14/06/2011 18:45:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
figurati, è strameritata, invece.

Sono d'accordo sul film di Kubrick, altro livello. L'ho menzionato perchè mi ha fatto riflettere come un capolavoro come quello del grande Kubrick non fosse stato subito capito e accettato.

Un'altra osservazione sul finale di Malick, scontato e in linea con tanti altri film sul tema del dopomorte ecc..., hai per caso visto il film di Inarritu Biutiful? Be', finale strepitoso nella sua semplicità d'immagine.
jack_torrence  15/06/2011 12:44:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Biutiful, certo! Mi è piaciuto moltissimo l'ultimo film di Inarritu: forse il più bello uscito in Italia nella stagione in corso. Del finale in relazione a "The tree of life" ne abbiamo parlato con VincentVega in appendice al suo commento qui.
E come dice sempre Vincent, misteri del cinema: Biutiful è stato accolto male dalla critica italiana e non solo...ormai prevenuta verso il regista messicano giudicato supponente e accanito nella rappresentazione del dolore. :-( Non condivido
VincentVega1  14/06/2011 19:13:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ma ciau rita, un appunto che faccio qui ma non sei la prima che noto: non riesco a capire come si possa considerare questo film banale e non l'ultimo eastwood, dove entrambi trattano il tema del rapporto vita-morte.

davvero.

la bellezza del cinema.
Pasionaria  14/06/2011 22:29:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciau bello, riguardo a Hereafter nel mio commento ho scritto:

"Il finale di un racconto è importante e per questo l'avrei preferito meno standardizzato. Questo finale sembra quasi dare credito alle parole dell'editore francese quando dice alla giornalista francese che un testo sull'aldilà può interessare solo il mercato americano, come se per gli Americani non potesse esserci finale migliore di questo."
Sottolineando il fatto che nel film Eastwood il tema principe non è l'aldilà, bensì lasolitudine, interpretata con delicatezza dal regista attraverso tre storie che s'intersecano.

L'intento di Malick invece è puramente metafisico e non è riuscito a trasmettermi un bel niente soprattutto nel finale, abbastanza banale dai. Vuoi mettere l'originalità del finale di Biutiful di Inarritu?
VincentVega1  15/06/2011 12:56:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
guarda, forse dico una scemenza ma il finale di tree of life e quello di biutiful secondo me sono simili. entrambi, dopo la morte, entrano nel LORO paradiso: bardem si ricongiunge col padre (anche in quel caso suo padre ha l'età dei suoi ricordi) mentre penn con la famiglia. il paradiso, in entrambi i casi, è descritto come uno stato d'animo ed una spiritualità puramente soggettiva e personale.

entrambi poi hanno a che vedere con un ponte, quello finale di penn e quello di bardem mentre vede lo stormo di rondini in cielo.


VincentVega1  15/06/2011 12:57:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
cambia solo la rappresentazione. molto più bella e meno ridondante quella di biutiful, su questo concordo.
strange_river  15/06/2011 13:37:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anch'io ho preferito di gran lunga Biutiful.
Il finale di Biutiful è molto più umano, il ricongiungimento col padre faceva parte della catena di affetti familiari che non si spezzava con la morte (e lo strappo dalla vita terrena era straziante) e non c'era nessuna entità altra, o superiore o come qui si voglia interpretarla, ad accoglierlo.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  15/06/2011 13:46:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Però Biutiful non è piaciuto alla critica, e "stranamente" ha incontrato i favori del pubblico. Lo dico senza cognizione di causa: ho letto tante stroncature e il pubblico invero entusiasta, ma non l'ho ancora visto
jack_torrence  15/06/2011 14:36:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao Luca.
La critica ha ormai biecamente incasellato Inarritu, secondo me estendendo in maniera miope al suo ultimo film il giudizio già "confezionato" relativo ai 2 film precedenti.
Io non sono d'accordo e "biutiful" mi è piaciuto moltissimo, come a tantissimi altri qui... Per me, è il migliore film dell'anno.
Pasionaria  15/06/2011 15:04:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono d'accordo Stefano, un film viscerale, ti strappa emozioni forti e profonde,d'altronde Inarritu è un grande regista, mai delusa da lui.
Pasionaria  15/06/2011 15:23:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ricordi nell'ultima sequenza quella semplice domanda: "Cosa c'è qui?" e poi il buio, be' Biutiful è viscerale, Inarritu non è mai didascalico, lui ci strappa le emozioni più profonde e le lascia lì sospese, non tenta di darci una risposta. Malick, invece, ci ha voluto trascinare verso le sue emozioni e la sua visione estetica della vita e della morte, con un simbolismo francamente banale, senza darci la possibilità di scegliere una nostra interpretazione. Io ad esempio avrei voluto sapere di più sulla vita adulta di Jack, sul suo cammino interiore verso l'autocoscienza. Insomma mi è parso, il film di Malick, un videoclip gigantesco fatto di simboli, immagini fluttuanti che mi hanno solo annoiato. E più ne parlo, più me ne convinco.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  14/06/2011 20:07:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uh? Da te non me lo sarei mai aspettato... ti dirò (spoiler)

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VincentVega1  14/06/2011 20:11:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
luca il righello!
Pasionaria  14/06/2011 22:35:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oh Luca e perchè mai ti ho sorpreso?

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