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THE TREE OF LIFE regia di Terrence Malick

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valis     10 / 10  23/05/2011 17:26:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
rapporto tra padre e figlio, tra l'uomo e dio, tra uomo e natura, tra vita e morte.
quando questo film sarà ricordato tra qulache anno come uno dei monumenti del cinema mondiale io potrò dire che c'ero.
film complesso, denso, a volte struggente, che, una volta volta tanto, non stimola i più bassi istinti dello spettattore (vedi i film dei Vanzina), ma la sua intelligenza, la sua sensibilità, la sua "morale", parola che oggi in Italia è quasi un'offesa.
Malick ci travolge, in due ore di film, con le sue riflessioni sulla nostra società declinante, su un dio sentito come assente dall'uomo, ma che riempe di sè ogni angolo del mondo, sulla sofferenza e, infine, sul modo di affronare la vita, secondo natura o secondo la grazia.
Elemento centrale del film, secondo me, è il passaggio tra la dimensione della vita e quella della morte, simbolicamente rappresentata dalla porta oltrepassata da sean penn, il quale ritrova se stesso adolescente, i suoi genitori, e il fratello morto, lì si riconcillia con il padre, imparando come tutte le cose che avevano importanza durante la vita nell'assenza non ne avevano più.
certo il film è antinarrativo, però non si può negare che sia un 'opera d'arte, con il raro dono di far pensare lo spettatore.
Unico appunto, dato che quando lo sono andato a vedere c'era gente che ha sghignazzato durante tutta la proiezione, consiglierei a quelli che non amano malick di andarsi a vedere uno dei tanti film per celebrolesi che stanno nelle sale e di non rompere i c.o.g.l.i.o.n.i a quelli che lo lo vogliono gustare in santa pace.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/05/2011 20:23:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusa se mi oppongo ma non facciamo gli snob. Possibile che ogni volta che si debba parlare di cattivo cinema si citi Vanzina? Non ha alcuna pertinenza con Malick e non ne ha neanche l'intenzione. Credo che Vanzina sia meglio di quanto si dica in giro, e non solo perchè - volenti o nolenti - alcuni suoi film hanno segnato (anche in peggio sì) il costume della nostra penisoletta, del resto ha coltivato insuccessi proprio quando ha cercato di optare per discorsi diversi e formule più impegnative (v. Tre colonne in cronaca, o quel film sugli anni sessanta di cui mi sfugge il nome). Credo sia furbissimo a utilizzare una certa formula e anche se io preferisco Malick e i Dardenne o Gus Van Sant non mi sognerei mai di metterli sullo stesso piano. La comicità retriva di un certo cinema italiano rispecchia in pieno il gusto nazional-popolare di un certo tipo di spettatori... negli anni settanta andavamo tutti pazzi per T. Milian il trucido e Bombolo ma nessuno ci vedeva niente di male, anzi. Probabilmente eravamo più giovani e più scemi, ma per quanto mi riguarda Parenti o Vanzina hanno tutto il diritto di esistere, anche se rido di più con C. Zalone o con Claudio Bisio
pier91  23/05/2011 21:17:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema per i c.o.g.l.i.o.n.i come li chiami tu non fa alcun danno al cinema di Malick. Finché la distribuzione italiana (purtroppo non eccezionale) ci garantirà varietà di scelta, gli onestissimi (sottolineo onestissimi) cinepanettoni potranno prolificare ancora finché campo per quanto mi riguarda