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THE TREE OF LIFE regia di Terrence Malick

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Clint Eastwood     6½ / 10  23/05/2011 12:31:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Togliete la mistica personalità di Malick dal film e ve ne accorgerete quanto il resto sia più semplice e banale di un qualsiasi documentario esotico della National Geographic. La regia coi personaggi in scena stona nella sua lirica rappresentazione di (?) "chi ne ha più ne metta" come tutto il film d'altronde. Una regia che non riesce a gestire l'emozione nella messinscena dei rapporti umani. Queste sono le primissime caratteristiche del regista ambientalista.

Gli interpreti svolgono un ottimo lavoro come Jessica Chastain che non avevo conosciuto prima d'ora, il bambino molto bravo nel ruolo del figlio ribelle, Sean Penn pur nella sua breve comparsa dà un grandissimo contributo allo scenario complessivo e Pitt che se la cava egregiamente. Inutile dire che la fotografia è sorprendente sia al naturale che inventata alla computer grafica. La colonna sonora sceglie favolosamente al suo interno musica classica (o opera) e il tipico sound per un film di questa fattura che chiede molto a ricreare l'ambiente, è tra le migliori degli ultimi anni. Però ...

Non tutto quello che luccica è oro. Anche se è Malick, il regista fantasma venuto dal Texas, anche se l'approccio è quello più giusto e universale per parlare dell'origine della vita, dell'uomo e del suo rapporto con dio con un paio di altri attenuanti per non risultare del tutto sterile nella narrazione e altri fattori positivi esposti sopra di natura più che tecnica, il film complessivamente è duro da vedere. Non è noioso, ma proprio ridondante nelle immagini e nei continui monologhi delle volte stupidi e insensati che irrompono il meglio gradito silenzio. Il che a suo modo di vedere ha una motivazione.
Malick propone quasi a tutti i costi la sua intimissima visione delle vita, i suoi dubbi e incertezze. In questo ha il suo fascino e per questo che si hanno un paio di scene di difficile lettura che ad un'ulteriore visione probabile che risulti più chiara. Ma ora come ora non è riuscito a convincermi appieno.
Oltre alla rappresentazione dell'Universo e così via ho ammirato di più le scene del padre rapportate al figlio e viceversa che dice di rispecchiare alcuni tratti biografici del regista, ma solo quando interagiscono direttamente con veri e propri dialoghi non coi marasmi interiori del ragazzo.

Detto questo non mi illuderei di scoprire un giorno che ho visto un capolavoro ad occhi chiusi. E' già successo ma in questo caso ne dubito fortemente. 6.5/7
VincentVega1  23/05/2011 12:50:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"proprio ridondante nelle immagini e nei continui monologhi delle volte stupidi e insensati che irrompono il meglio gradito silenzio"

ovviamente quei monologhi insensati non escono dalla bocca di malick, ma dalla bocca di un ragazzino alle prese con la perdita della propria innocenza (e di conseguenza con la distruzione del sogno americano - vedi la rabbia giovane). il suo è un percorso, rappresentato divinamente da penn nel deserto. e chi non si pone certe domande nel corso della propria vita? proprio come giobbe (citato all'inizio del film) a cui viene sottratto tutto da D.io senza aver peccato e si interroga sull'esistenza del male.

"Malick propone quasi a tutti i costi la sua intimissima visione delle vita"

malick è docente di filosofia, il suo film è estremamente filosofico e per nulla religioso (nei limiti del possibile, la religione è vista più come fede) come potrebbe sembrare. tutto ciò che succede nel film deve essere rapportato al personaggio di jack (si cita spesso penn ma il ragazzetto che lo interpreta è fenomenale). non penso si tratti della sua visione della vita, piuttosto di un'evoluzione intimistica dell'uomo, in contrasto perenne fra grazia e natura (come più volte fa sapere).
jack da grande usa il ricordo come strumento di domanda a cui mai trova risposta, e mai ne troverà. il suo paradiso personale si concluederà in un abbraccio con i suoi ricordi, non con le persone a cui ha voluto bene.

non so se mi sono spiegato, ma credo che malick non cerca risposte, ci pone solo delle domande.


Clint Eastwood  23/05/2011 13:17:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti sei spiegato bene nei primi due concetti e ci tengo a dire che il personaggio di Jack adulto è di gran lunga quello più accattivante del film che dovrei sicuramente "riposizionare" dopo una seconda visione.

Però a quali domande ti riferisci in particolare che si fa il regista ? Sulla natura dell'uomo, sulla nostra coscienza dici ?


VincentVega1  23/05/2011 13:51:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
credo che si ponga le domande che ci poniamo tutti, mettendole in scena in maniera magistrale. la risposta non esiste, piuttosto si vede l'evoluzione dell'uomo nel cercarla (emblema è sean penn nel deserto che segue la donna, oppure lo stesso sean penn disorientato in quel mondo fatto di grattacieli - lui è diventato un architetto, dà ordine alle cose materiali, ma non a quelle personali).

non è un film complesso nel suo significato più evidente, semmai nelle sue piccole metafore (non so, sto facendo delle domandine in giro per i commenti, vedi quello di atticus).

secondo me comunque non è un film universale come lo è 2001, ma riesce bene a rappresentare l'animo e la fede dell'uomo. tralasciando poi quell'aura Celeste che pervade tutta la pellicola.