pier91 8½ / 10 20/05/2011 16:31:35 » Rispondi L'ultimo film di Malick celebra una filosofia dell'immaterialità che io non prediligo. La spiritualità che tenta di infondere è ai miei occhi una gabbia dorata. Confesso d'alto canto di non aver mai sperimentato la sofferenza totalizzante della perdita, il che mi persuade a sospendere il giudizio. Probabilmente trascendere la realtà è la reazione umana più benefica di fronte ad un lutto terribile come quello inscenato. Certo è che "The tree of life" ha un potere di straniamento eccezionale, tale da sfuggire la comprensione e mirare diritto alla suggestione. Non di meno la mia è stata una visone sofferta. Ho ravvisato in più d'una scena un autocompiacimento opprimente da parte del regista, quasi un delirio di onnipotenza. Uno schiaffo alla parsimonia del mezzo cinematografico, un lirismo talora gratuito che mi ha irritato. Percezione che oggi, col senno del poi, è più fonte di perplessità che non di rincrescimento. Ciò che mi spinge a premiare l'opera piuttosto che punirla è la sua straordinaria sensibilità. Malick restituisce al silenzio dei gesti e all'afasia del dolore una dirompente carica espressiva. Un meraviglioso cinema di volti, vera encomio alla forza ancestrale delle immagini: concedere il lusso delle emozioni.
pier91 20/05/2011 18:09:34 » Rispondi Ps: ho trovato naturale ripensare al bellissimo "Non lasciarmi", soprattutto per quanto riguarda l'indugiare sui volti, i lunghi silenzi e i simboli (la barca in riva al mare nel film di Romanek , l'albero nel film di Malick)
atticus 20/05/2011 18:23:58 » Rispondi Anch'io devo ammettere di aver ravvisato più volte qualche scivolata nel lirismo autocompiaciuto e un pò trombone. Allo stesso tempo mi chiedo se quest'eccesso non sia una forma di anarchico coraggio in questi tempi...
pier91 20/05/2011 18:34:09 » Rispondi Assolutamente, Malick in questo senso è molto coraggioso. Il suo lirismo, per quanto talvolta eccessivo, è viscerale, quindi del tutto onesto. Non vi è nulla di ammiccante nel suo cinema