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DRIVE (2011) regia di Nicolas Winding Refn

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Angel Heart     7½ / 10  14/03/2012 17:12:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho aspettato tre/quattro mesi prima di commentare "Drive" di Refn, giustamente diventato uno dei prodotti più acclamati del 2011: e credo di aver fatto bene perchè, se lo avessi valutato a caldo appena uscito dalla sala, accecato dall'entusiasmo avrei finito per piazzargli un votone che forse, in realtà, non si merita. Ora è già tutto più facile; di tempo per assimilare ce n'è stato, e finalmente, riesco a vedere anche l'altra faccia della medaglia.
Innanzitutto, c'è da dire che si tratta senza dubbio di un bel film, un noir cupo, forte e coraggioso come non se ne vedevano da tempo (l'ultimo prodotto degno di tal etichetta, è il cattivissimo, sottovalutatissimo "I Padroni della Notte" di James Gray).
Ma in ogni caso, chi lo ha elogiato per l'originalità o lo ha eletto frettolosamente a capolavoro, forse dovrebbe fare marcia indietro e andare a ripescarsi i cult "Driver - L'Imprendibile" di Walter Hill e "Strade Violente" di Michael Mann, due opere da cui il regista ha preso molto più di qualche semplice spunto (dal primo, titolo film, caratterizzazione e professione del personaggio principale, uguale in tutto e per tutto a RYAN O'Neal... e dal secondo, stile registico - tra cui i titoli di testa - fotografico, e svariati sviluppi di sceneggiatura); un dettaglio abbastanza rilevante che finisce inevitabilmente per influenzare un qualsiasi amante del genere (come il sottoscritto) alla ricerca di nuove emozioni.
Ma non per questo ci si può prendere il lusso di denigrare "Drive" più di tanto. Storie del genere, oltre a non stancare mai, raramente vengono trasposte sullo schermo con così tanto cuore, impegno e dedizione, specie in periodi di magra cinematografica come questi. E quindi, a maggior ragione, se i risultati tecnici ed emotivi sono questi, allora ben vengano tutti i Refn di sto mondo. Difatti, se da un lato ci troviamo davanti ad una storiella già vista e con degli sviluppi abbastanza semplici, dall'altro non si può far altro che rimanere stupiti ed incantati dalla bellezza e classe con la quale questo cocktail esplosivo di amore e violenza è stato messo in scena, soprattutto sul piano dei contrasti narrativi (sequenze dolci e tenere alternate ad altre di una brutalità allucinante) e su quello della straordinaria, potentissima colonna sonora anni 80 perfettamente funzionale ad ogni scena (tra l'altro, le canzoni e le musiche - di Cliff Martinez, quello di "Traffic", e si sente - sono il piatto forte del film, roba su cui potrei scrivere un'intero capitolo ma di cui mi limito a citare giusto la sublime "Nightcall" di Kavinsky – messa durante i titoli di testa – e la profonda "A Real Hero" del progetto College).
Torno a ripetere che si tratta di un gran bel noir, emozionante, spettacolare ed estremamente violento, che rinvigorisce un genere amatissimo dai seguaci ma che purtroppo, visti i tempi, vedrà luce sempre più raramente.

Ha le sue pecche, ed è lontano dal capolavoro, ma cavolo se funziona! Solo la rapina iniziale e successiva fuga, piena di tensione, valgono il prezzo del biglietto. Se col tempo diventerà un cult, se lo sarà assolutamente meritato.

Quanto a Refn, è un regista che va senz'altro tenuto d'occhio. Gli auguro un gran successo e gli raccomando di rimanere sempre al confine tra Hollywood e il resto del mondo. Inevitabile ai fini di rimanere liberi di esprimersi artisticamente evitando di svendersi o di cadere nel commerciale.