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LA MISURA DEL CONFINE regia di Andrea Papini

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     4½ / 10  11/05/2011 11:23:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Giovanni lascia le pendici dell'Etna in fretta e furia, nel giorno del suo anniversario d'amore, per rispondere a una chiamata che viene dal nord Italia. Nello stesso istante, un altro uomo di nome François ha evidenti problemi sentimentali, ai quali sfugge riempiendo uno zainetto e andandosene con il suo bel maglione di lana per raggiungere il collega Tommy. VALLE a capire le donne, per questi uomini d'altura. Ambedue proiettati oltre i 4000 metri, dove ad attenderli c'è un cadavere mummificato rinvenuto sul ghiacciaio al confine con la Svizzera.

Andrea Papini ha il merito di aver portato sullo schermo un soggetto poco frequentato. Purtroppo si abbandona quasi sempre a inquadrature riempitive sul paesaggio ostico dei rilievi (rocce, fiumi, picchi, sagome notturne), come se non sapesse cosa fare. Scrive battute sulle donne degne dei peggiori bar di quartiere. Fa fatica a mettere insieme una struttura narrativa omogenea e il suo film è figurativamente un continuo arrampicarsi sotto una tormenta di neve.
La sceneggiatura, a momenti, è equiparabile a quelle vecchie barzellette dove "c'erano un italiano, uno svizzero, un francese e un tedesco…": il divertimento (tutto suo) è quello di evidenziare le risibili e inopportune differenze tra i precisissimi (!) topografi svizzeri, dotati tecnologicamente di tutto quello che serve, e gli italiani caciaroni che agiscono alla giornata, senza guardare l'orologio. Il risultato è un Uberlekke dove c'è di tutto un po' (thriller e commedia antropologica), per cui non si avverte il sapore di nessun ingrediente in particolare e si digerisce con affanno.

Una recitazione troppo compassata, e una dizione piatta e grigia come il cielo di montagna della Valsesia quando sta per piovere, non aiutano nell'impresa della visione. Dove invece il film si riscatta un po' è nella gustosa rievocazione delle numerosissime disgrazie capitate alla gente del luogo, per poi estendersi a quelle del gruppo di ricerca. Il quale dovrà vedersela pure con una serie di leggende rinvenute su alcuni documenti storici (perché non ci si fa mancare nemmeno la retorica: "ovunque giri lo sguardo, c'è sempre una guerra").

Si capisce che Papini soffre di vertigini per essere considerato autore di "alta quota". Lassù i telefonini non prendono, e le smanie amorose con indosso abiti scollacciati non vengono bene. Meglio che riparta dal livello del mare.