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ODISSEA regia di Franco Rossi, Piero Schivazappa, Mario Bava

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Marco Iafrate     10 / 10  13/06/2012 23:01:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Bisogna che lo affermi fortemente che, certo, non appartenevo al mare
anche se i Dei d'Olimpo e umana gente mi sospinsero un giorno a navigare
e se guardavo l'isola petrosa, ulivi e armenti sopra a ogni collina
c'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa, c'era l'anima mia che è contadina,
un'isola d'aratro e di frumento senza le vele, senza pescatori,
il sudore e la terra erano argento, il vino e l'olio erano i miei ori
Ma se tu guardi un monte che hai di faccia senti che ti sospinge a un altro monte,
un'isola col mare che l'abbraccia ti chiama a un'altra isola di fronte
e diedi un volto a quelle mie chimere, le navi costruii di forma ardita,
concavi navi dalle vele nere e nel mare cambiò quella mia vita...
E il mare trascurato mi travolse, seppi che il mio futuro era sul mare
con un dubbio però che non si sciolse, senza futuro era il mio navigare
Ma nel futuro trame di passato si uniscono a brandelli di presente,
ti esalta l'acqua e al gusto del salato brucia la mente
e ad ogni viaggio reinventarsi un mito a ogni incontro ridisegnare il mondo
e perdersi nel gusto del proibito sempre più in fondo
E andare in giorni bianchi come arsura, soffio di vento e forza delle braccia,
mano al timone, sguardo nella prua, schiuma che lascia effimera una traccia,
andare nella notte che ti avvolge scrutando delle stelle il tremolare
in alto l'Orsa è un segno che ti volge diritta verso il nord della Polare.
E andare come spinto dal destino verso una guerra, verso l'avventura
e tornare contro ogni vaticino contro gli Dei e contro la paura.
E andare verso isole incantate, verso altri amori, verso forze arcane,
compagni persi e navi naufragate per mesi, anni, o soltanto settimane
La memoria confonde e dà l'oblio, chi era Nausicaa, e dove le sirene?
Circe e Calypso perse nel brusio di voci che non so legare assieme,
mi sfuggono il timone, vela, remo, la frattura fra inizio ed il finire,
l'urlo dell'accecato Polifemo ed il mio navigare per fuggire
E fuggendo si muore e la mia morte sento vicina quando tutto tace
sul mare, e maldico la mia sorte, non provo pace,
forse perché sono rimasto solo, ma allora non tremava la mia mano
e i remi mutai in ali al folle volo oltre l'umano
La via del mare segna false rotte, ingannevole in mare ogni tracciato,
solo leggende perse nella notte perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un'eterna vita racchiusa in versi, in ritmi, in una rima,
dandomi ancora la gioia infinita di entrare in porti sconosciuti prima."

Questa canzone di Guccini penso sia il tributo più significativo che autore di canzoni abbia mai avuto l'ardire di realizzare, un poema della grandezza dell'Odissea racchiuso in pochi versi cantati, un gioiello di rara bellezza, mi spingo a dire che lo ritengo, forse, il testo più bello del cantautore di Pavana, ciclopico (quale altro termine avrei potuto usare) pur nella brevità di una canzone.
Ad un'opera della levatura dell'Odissea di Omero è quasi naturale che le si debba rendere omaggio, oltre a Guccini, le ha reso omaggio Joyce con il problematico "Ulisse", le ha reso omaggio la scuola con un testo studiato da milioni di ragazzi, le ha reso omaggio il cinema con un film di Mario Camerini del 1954 con Kirk Douglas protagonista e le ha reso omaggio la televisione.
Nel 1968, periodo in cui il sottoscritto per andarlo a vedere smetteva di giocare con i soldatini, uscì uno sceneggiato TV in 8 puntate diretto da tale Franco Rossi che fece innamorare i milioni di ragazzi di cui sopra a questa immensa opera cantata da Omero.
Narrato da una voce fuori campo, lo sceneggiato descrive, come da poema, il parallelismo tra l'azione divina e l'azione umana, la persecuzione di Nettuno nei confronti di Ulisse è alla base di tutte le vicissitudini dell'Itacese, l'uomo è protetto a sua volta da altri Dei senza la cui opera, si sarebbe trovato probabilmente relegato , misero elemento assoggettato alle forze della natura, alla banale quotidianità della vita. La serie inizia con il primo episodio dove troviamo Penelope e Telemaco nella loro casa di Itaca alle prese con i pretendenti al trono, per snodarsi, mediante flash back, nel racconto dei vari siti raggiunti da Ulisse durante il difficile percorso che da ***** lo riconduce ad Itaca.
Inutile dire che la perla dello sceneggiato ( senza tra l'altro nulla togliere all'Opera nel suo complesso) è il quarto episodio con protagonista il gigante Polifemo, (l'unico con la regia di Mario Bava), semplicemente straordinario, con effetti speciali che all'epoca (siamo nel '68), fecero sbarrare gli occhi ai telespettatori.
Nel ruolo di Ulisse nessuno degli attori più in voga del periodo avrebbe potuto far meglio di Bekim Fehmiu, a mio parere un 'interpretazione ancora più colossale della statura del ciclope che ha accecato. Bellissima la puntata della discesa del Re di Itaca nell' Ade, il regno dei morti, l'incontro con la madre Anticlea, è da nodo alla gola, d'altra parte nel poema la figurazione omerica dell'averno è stupenda, commovente e lirica, qui rappresentata magnificamente.
Superate le numerose prove nonostante l'ira di Poseidone, aiutato dalla Dea Atena, Ulisse torna ad Itaca da solo, l'ultimo episodio della serie Tv descrive, logicamente, la sua vendetta , terribile, scenograficamente perfetta, spietata, necessaria a ristabilire l'ordine e i ruoli.
"Canterai ciò che è stato perché tutti sappiano cos'è il bene e cos'è il male fra gli uomini".
Divina e magnetica Irene Papas, il volto di Penelope, bravissima, l'espressione del suo viso trasmette esattamente gli stati d'animo di chi deve sopportare la sofferenza del distacco, l'amore negato dal destino, il fato che impone le distanze.
Tutta la serie si può vedere in streaming su Video Rai. It , a tutti coloro che non l'hanno veduta la consiglio vivamente.
Hyspaniko9  13/06/2012 23:56:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ti faccio una domanda: hai visto 7 ore e 26 minuti di questa pellicola O.o?
Marco Iafrate  14/06/2012 17:34:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh certo mica tutte insieme. Lo sceneggiato è in 8 puntate di circa 50 minuti ognuna, l'archivio della Rai l'ha conservato così come all'ora. Vedilo, magari una puntata al giorno, è bellissimo.
strange_river  14/06/2012 13:36:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Marco Iafrate  14/06/2012 18:11:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi

" il frinire delle cicale nell'aria immobile e quel cielo bianco di calore"
Che bella visione! A conferma che i ricordi non sono subordinati soltanto all'azione. Anch'io pur rimanendo affascinato dall'episodio di Polifemo, il momento che ho conservato di più nella scatola dei ricordi è stato la discesa di Ulisse all'Ade, l'incontro con la madre morta mi sconvolse, un Bekim Fehmiu straordinario. E poi l'espressione di Penelope con quegli occhi gonfi di pianto, quando pensa di riconoscere nel mendicante da poco giunto al palazzo, suo marito. Da antologia.
Che qualità di contenuti e di interpretazioni, oggi con tutti i mezzi a disposizione non saprebbero fare di meglio.
strange_river  14/06/2012 13:37:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Marco Iafrate  14/06/2012 18:19:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Invia una mail all'autore del commento thohà  14/06/2012 00:30:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma che meraviglia questo tuo commento!
Anch'io lo ricordo, ma non avrei mai saputo spiegare queste meraviglise emozioni
Standing ovation!!!
Marco Iafrate  14/06/2012 17:43:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio Aurora, troppo gentile. Le emozioni scaturiscono da una nuova visione aggiungendosi a quelle di quando ero ragazzo e dalla conferma dell'incredibile livello di quest'opera, per niente datata, ed ancora oggi, secondo me, inarrivabile.