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L'ALTRA VERITA' regia di Ken Loach

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  23/04/2011 01:32:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il Redacted inglese "secondo ken loach" porta i segni di parole che bruciano più delle stesse immagini del film ("Questo siamo noi, neanche immagini cosa diventiamo"). E' l'opera di un'autore che, quando lavora seriamente e senza impartire lezioni demagogiche, è sempre una spanna sopra gli altri. Una storia che racconta un'amicizia quasi ossessiva, ma la vera morbosità della vicenda è la coscienza, che sembra sempre dipanarsi tra un confronto concreto/spiazzante delle proprie e altrui responsabilità e la verità da appurare sulla morte dell'amico in Iraq. Il punto di forza del film, molto vicino allo stile di Costa-Gavras ("Missing") sta tutto nella strana commistione tra film di denuncia sociale e noir contemporaneo. A me ha ricordato persino certi romanzi di Alfonso Bioy Casares, dove l'enigma umano è la vera chiave di lettura per approdare alla rivelazione di un "mistero".
Ebbene Loach scrive in certi frammenti alcuni dei momenti più alti del suo cinema (si pensi alla sequenza tragica e insieme grottesca della tortura, dove l'emozione sembra placarsi davanti all'inevitabile condanna morale degli spettatori nei confronti ... della vittima) ma qualche dubbio permane.
Mi riferisco all'ambiguità di Fergus, il protagonista, alla sua personalità complessa, che anche se non fa nulla per nascondere la sua "vitale antipatia" sembra sostenere la sua crociata giustizialista senza invadere le sue responsabilità più abbiette.
Ovviamente l'epilogo smentisce - fin troppo, forse - le mie perplessità.
In conclusione, un'ottimo film di Loach, coraggioso e crudele nel dipingere un'universo dove il conflitto è terreno sconfinato di denaro e bagni di sangue, ma un pò troppo specifico e individualista per rappresentare completamente l'assurdo fine che giustifica i mezzi
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/04/2011 01:33:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ah dimenticavo interessante il personaggio del cantante arabo, che ricorda un Victor Jara iracheno