caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

WAKING LIFE regia di Richard Linklater

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Banchelli     9 / 10  06/04/2004 11:06:50Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alla base di Waking Life c’è la totale assenza di qualunque pretesa commerciale: è davvero roba per pochi, realizzata tra amici, con un sofisticato software che recupera una geniale illuminazione che ebbero i mitici fratelli Fleischer, cartoonist genitori di Popeye: il rotoscopio.
Il risultato è unico: il primo film girato con camere digitali e ridipinto fotogramma dopo fotogramma da una trentina di artisti texani, ognuno dei quali ha lavorato esclusivamente sulla rielaborazione visiva di un singolo attore. Ne esce fuori un’ allucinazione, ovvero solo dialoghi logorroici e zeppi di citazioni (supportati da una magnifica sorgente di colori pop, acidi e psichedelici) su ciò che di più ambizioso e complesso possa occuparsi l’individuo: la vita e il suo mistero.

Esperimento vincente oppure no? Per alcuni un’occasione mancata, castrata dall’ambiziosità dei temi affrontati. Punto di vista del sottoscritto: un’opera matura ed assolutamente rivoluzionaria.

Richard Linklater sa osare come poche negli Stati Uniti. Lo dimostra Tape, lavoro in digitale presentato a Venezia 2001 assieme a Waking Life. Così come lo splendidamente semplice (e magnificamente tardoadolescenziale) Prima dell’alba (grande successo a Berlino nel 1995). Considerando Tarantino già un classico, con Anderson egli è sicuramente l’uomo più interessante della nuova generazione americana (aspettando al varco la nuova prova di Vincent Gallo dietro la macchina da presa).

Accanto a Philip K. Dick ed alla teoria dell’inesistenza del tempo, tra l’esistenzialismo e l’evoluzionismo, quindi Stevenson, Lawrence e Kirkegaard, trova spazio un’efficace sistema di riferimenti metalinguistici nel viaggio onirico di Wiley Wiggins (il ventenne al centro della vicenda): ad apparire in video c’è perfino Steven Soderberg che parla di un incontro tra Billy Wilder e Louis Malle: "Di cosa parla il film a cui stai lavorando?" chiede il primo al secondo. "E’ una specie di sogno dentro un sogno" risponde Malle. "Beh…" risponde il regista hollywoodiano "hai appena perso i tuoi 2,5 milioni di dollari": il destino consapevole di Linklater nel suo sogno a scatole cinesi?

E poi ci sono le riflessioni di Bazin: «riprendere la realtà è riprendere Dio nell’atto della sua creazione». Questo è quello che il regista sembra pretendere dal mezzo che ha tra le mani. E non si accontenta delle strade battute. Ma non prendetelo come un lavoro semplicemente grottesco e sfrenato. Tutto è davvero ben misurato e consapevole, assolutamente geniale. Bisogna però essere capaci di varcare la soglia.
A.S.