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FERRO3 - LA CASA VUOTA regia di Kim Ki-duk

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jack_torrence     10 / 10  18/10/2010 14:49:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Altissima favola che si nutre di una regia ispiratissima, saldata in modo clamoroso al motiva dominante dell'opera: la leggerezza.

La messa in scena è all'insegna della perdita di peso e della levità.

Kim Ki Duk sa di cosa sta parlando: infatti nella parte centrale del film sa, come in un'antitesi necessaria, mettere in scena la crudezza e la pesantezza. Ma è solo per farne scaturire una definitiva maturazione verso una levità prossima all'incorporeità e all'evanescenza dello spirito.

Ma cos'è più reale? Quello che percepiamo in superficie, l'apparenza delle cose, i rapporti codificati, la logica del possesso - o non piuttosto quello che si nasconde ai nostri occhi, ciò che non possiede forma che lo inquadri, ciò che sfugge continuamente ad ogni incasellamento, ciò che rifiuta le logiche borghesi del possesso (l'avere) per accedere a una dimensione più sostanziale dell'essere, invisibile?

Mirabile leggerezza baciata dalla grazia per raccontare l'essenziale.

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Note a margine:
- il protagonista non viene mai mostrato come un fantasma, come puro spirito, ma ne mantiene tutte le caratteristiche. E anche la bilancia del finale potrebbe segnare "zero" solamente perché precedentemente manomessa da Lei.

- A un certo punto del film Lui copre su di una foto gli occhi del propietario di una delle case (quello con i guantoni da boxe). Come dire: "tu non ci vedi veramente". E quindi: "non mi vedi, in te non ha spazio la dimensione in cui mi muovo io: la percepisci soltanto".

- L'inquadratura sulla tuta di Lui prigioniero, quando il secondino non lo trova, e vede inizialmente solo la sua tuta afflosciata a terra, non posso fare a meno di paragonarla a quel passo del Vangelo in cui, penetrati nel sepolcro, trovano il sudario di Cristo afflosciato su se stesso. C'è un rimando al tema di Resurrezione del Corpo, in questo film del cristiano Kim Ki Duk. E lo dico con la convinzione che se il rimando fosse a Sofocle o Omero, sarebbe dello stesso genere: infatti non intendo ragionare su di un piano diverso da quello dei significati e dei significanti - insomma da un piano estetico. (Anche se temo che la mia notazione mi alienerà la simpatia di molti atei o agnostici. Pazienza).
Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  22/10/2010 18:36:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo commento davvero. Mi vien voglia di commentare il film!