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FERRO3 - LA CASA VUOTA regia di Kim Ki-duk

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Henry Madgett     8 / 10  14/12/2004 01:46:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Ferro 3" inizia con un'immagine tanto silenziosa quanto eloquente,tanto sommessa quanto brutale:la bellezza percossa a colpi di solitudine.
Una statua classica che fa da bersaglio a un golfista.
Una splendida dichiarazione di intenti,che già racchiude in sè tutti i richiami più o meno simbolici del film:il ferro3,"quello che non usa mai nessuno"come ebbe a dire Kim Ki-duk,e più generalmente il golf come costante richiamo alla solitudine(alla violeza della solitudine),la bellezza(femminile?),il rumore(la parola)e il silenzio.
Come nodo narrativo(e in quanto tale pretestuoso)Kim Ki-duk mette in scena l'incontro dell'eroe con la sua bella i quali,sono eroe e bella in virtù del contesto favolistico in cui la loro assurdità(in senso positivo,sia ben inteso)li pone.Tae-suk(l'eroe)per vivere occupa case altrui momentaneamente disabitate,e in queste case fa tutto ciò che farebbe il più attento e "affettuoso" dei padroni:pulisce,aggiusta,ri-ordina.Qui sta l'assurdità,qui nasce la favola:la grandezza e la bontà di questo personaggio si concreatano in una violazione,in un reato,nell'invasione di una proprietà altrui.Ma si sa una favola ha regole diverse dalla realtà e ciò che in realtà è un'invadere,qui diventa un riempire.Tae-suk dà contenuti a uno spazio "solo",e paradosso nel paradosso lo fa in silenzio.Riempie il vuoto con il silenzio.
E' questo silenzio che fa da canale comunicativo tra l'eroe e la bella,che li rende incomprensibili al mondo,un mondo verboso,che parla e distrugge(il marito,il poliziotto)mentre Tae-suk nel suo silenzio aggiusta(letteralmente).La loro prima "conversazione"avviene attraverso una pallina da golf:uno splendido parlare di solitudine in silenzio.
Quella pallina che nella realtà è lo strumento di violenza,probabile causa del volto tumefatto di Sun-hwa(la bella)diventa,nella dimensione favololistica dei due,il mezzo unico di una rinascita:la propria solitudine diventa il solo modo per sfuggire a quella degli altri.
E' in una casa vuota che Tae-suk incontra Sun-hwa,una persona svuotata.A questo punto l'eroe fa con la bella esattamente ciò che fa con le case:gli da un contenuto.
Questo processo che investirà tutto il film è sintetizzabile in due immagini di un simbolismo lirico accecante:Tae-suk che lava(anche qui letteralmente)le foto di Sun-hwa,iniziando a purificarne il soggetto e Sun-hwa che esterna la sua confusione interna scomponendo e dis-ordinando una foto che la ritrae.Le leggi indipendenti della favola invertono le consuetudini della realtà:l'eroe fa alle persone ciò che si fa alle cose(o alla case)e le tristi leggi della realtà(la solitudine)diventano un gioco(il golf),tanto che il pestaggio subito dal protagonista diventa una sequenza quasi comica.Ma tutto ciò è vero anche al contrario e un bambino che spara alla madre per gioco la ferisce veramente o il finto golf di Tae-suk miete vittime in carne ed ossa (entrambe immagini che richiamano la bellezza percossa).
Il gioco interno alla coppia ha dunque un contesto esterno reale e per questo è condannato a soccombere alle sue leggi.
In prigione Tae-suk spinge la favola e la sua (e)marginazione all'eccesso:il silenzio non è più sufficiente,l'eroe diventa invisibile.
Non visto da nessuno può vedere tutti,si spinge talmente fuori dalla realtà da assumere connotati divini(non è forse Dio colui che nessuno vede ma che tutto può vedere?);cinematograficamente questo si chiama soggettiva, e da qui in poi il film sarà in soggettiva,fino alla scena finale.L'eroe si renderà visibile solo alla bella,nascondendosi dietro ogni movimento,passo o gesto del marito,divenendone quasi la proiezione,la possibilità di guardare oltre(dietro)la patina cupa del reale.
Un sogno?Difficile dirlo.


Invia una mail all'autore del commento ulisseditoritto  09/01/2005 22:29:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Splendido confronto tra Opulenza e Sobrietà, Sostanza ed Essenza, Corpo e Anima.

di Bartolomeo Antonio

Un’amletica pantomima di come e dove sta andando il mondo, proprio come una pallina da colf che di battuta in battuta va a finire dentro un “buco nero”. Una amara realtà in cui tra i maggiori responsabili vi spicca soprattutto lo sceriffo del mondo …Un mondo in cui nella parte illuminata dal sole(nei 180 gradi di visuale) vi è chi ha di tutto e di più e in virtù dell’avere pretende persino cose di inestimabile valore…e chi, in percentuale maggiore vive nella zona d’ombra e che nonostante tutto a differenza di Ofelia riesce ad ottenere quanto nell’altra parte non è che pura parvenza. Per quanto riguarda il lato sentimentale, mentre riguardo alla prospettiva esistenziale della specie umana, certo se tutti gli abitanti del mondo usassero per pochi indumenti la lavatrice, l’automobile e tutta la rimanente produzione tecnologica (di cui non conosce nemmeno il meccanismi funzionali) dove si andrebbe a parare.

Splendido perché mostra come le amabili pantomime non sprecano “le parole” con chi vorrebbe sentire solo ciò che gli fa comodo, visto l’uso che fanno della parola i mass media globali, per mascherare, ricattare, distorcere , distruggere… Questo effetto magistrale delle parole viene evidenziato nella favola cinematografica dai parlanti-sordi.

Per esempio “perché non usi la lavatrice?” è una frase che il magistrale regista fa dire al possessore della casa in cui il protagonista tutt’altro che invisibile incontra chi ama la sobrietà, l’essenza l’anima piuttosto che l’opprimente involucro: come dovremmo considerarla, quali effetti vorrebbe suscitare in chi era diretta?

Questa è l’impressione che ho colto nel film, la quale se lo avessi visto prima della tragedia dello Tsumani, molto probabilmente sarebbe stata tutt’altra. Motivo per cui auspico una maggiore diffusione per una maggiore fruibilità del valore artistico e filosofico dell’opera.

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