Una umana commedia (tenera e drammatica) sulla falsità dell'Istituzione, e sull'autenticità, e sul coraggio, della verità, che solo la finzione artistica sa svelare. Film che vola alto, leggero, ispirato, e svincolato dall'attualità come le migliori allegorie.
Strepitoso Michel Piccoli. Probabilmente il risultato più alto di Moretti regista.
Pasionaria 16/04/2011 20:01:59 » Rispondi Non vedo l'ora di vedere il film( presto) e di leggere la tua recensione che, visto il commento, promette bene.
Jason XI 16/04/2011 20:34:18 » Rispondi Mi associo a Pasionaria... il mio appuntamento è per Martedì sera, cinema Centrale, Lucca :)
kowalsky 17/04/2011 20:16:07 » Rispondi Meglio di Ecce bombo, Bianca, Caro Diario?
jack_torrence 18/04/2011 01:02:11 » Rispondi Quei tre titoli dovrei tutti rivederli. Non essendo mai stato un appassionato di Moretti, i suoi film li ho tutti visti più o meno solo una volta. E da quei 3 titoli, proprio i primi che ho visto, mi distanziano una quindicina d'anni! Però mi sento di dire che "Ecce bombo" ha il furore degli esordi, e che è un'altra fase, più immatura anche se più immediata (ho visto di recente "Io sono un autarchico" e ho avuto molte riserve), "Bianca" può a buon diritto essere considerato il capolavoro di Moretti, e senza problemi "Habemus papam" gli sta sotto (o sopra, a seconda di punti di vista). Su "Caro diario", quello che ho rivisto e meglio ricordo, ho qualche problema a considerarlo un film epocale (e di conseguenza, il meglio di Moretti). Se il primo episodio è assolutamente strepitoso, il secondo (Eolie) è egregio, il terzo (Medici) simpatico. Ma "Caro diario" resta autoreferenziale, tutto sommato.
Parto dal presupposto che il grande limite di Moretti è non aver mai messo da parte la sua ingombrante figura. Ed è in parte il limite anche di "Habemus Papam", in cui oltre un certo punto le parti con Moretti in scena sono le più deboli. In questo suo ultimo film, tuttavia, dove il protagonista è un personaggio eccezionale sorretto da un'interprete eccezionale (Michel Piccoli), Moretti si fa da parte quasi più che mai (più che nel "Caimano", in cui dominava nel finale). Ne giova tantissimo l'opera, che ha dei pregi non indifferenti nella commistione tra comico e dramma, nella forza di una allegoria svincolata dalla stretta attualità, e nella compattezza di un narrato in cui "tutto si tiene".
jack_torrence 18/04/2011 01:05:04 » Rispondi Ciao Rita Farò probabilmente (per disponibilità di tempo drasticamente ridotta causa lavoro) una recensione per me atipica, cioè abbastanza essenziale, e non penso riporterò in essa le analogie che l'istinto mi ha suggerito facendo paragoni con tutti gli autori che ho citato... :) In particolare però di sicuro farò un cenno a Bellocchio, e cercherò di trovare un senso per altri 2 nomi illustri che ho citato, così, di primo acchito: cioè Pirandello e Bunuel. A presto! Ste
LukeMC67 20/04/2011 01:35:59 » Rispondi Beh, Pirandello per il gioco delle maschere che nel finale cadono definitivamente, Buñuel per il surrealismo della messa in scena... Sbaglio, Stefano?
jack_torrence 20/04/2011 09:54:27 » Rispondi eh no no ;-) non sbagli...! Più o meno è così (diciamo suggestioni più che altro va'... Pirandello perché banalmente avevo pensato al "Fu Mattia Pascal". E poi secondo me il tono, ironico e distaccato, comico-dramma-allegorico, ricorda lo stile dello scrittore di Girgenti)